Venerdì 1 marzo alle ore 17 Francesco Erbani presenta Non è triste Venezia a Orvieto,...
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Attorno al tavolo da pranzo di casa mia il cibo serviva a consolidare vecchie intese e a crearne di nuove, producendo nei casi più felici una particolare, saporosa intimità, facendosi parola e riuscendo a smussare emotività troppo crude che nessuno osava nominare e che pure, proprio a tavola, diventavano commestibili.
Furibonda cresce la notte raccoglie poesie e lettere inedite che risalgono agli anni Ottanta, periodo considerato tra i più creativi di Alda Merini, in cui il rigore formale si coniuga in piena adesione ad una maturità già attraversata da esperienze gravi e dolorose, distillate in questi componimenti fino a conseguire una significanza universale.
Le confessioni di dieci donne e dieci uomini si intrecciano in un Sud senza tempo tra amore e sofferenza, dannazione e salvezza, menzogne e desideri.
In due sezioni solo in apparenza lontane, la raccolta riflette sulla migrazione che è insieme, per i migranti, liberazione e prigionia.
Nell’Introduzione Tommaso Di Francesco scrive: “La speranza è che mentre a loro resta, nel dramma che si consuma sotto i nostri occhi partecipi, il solenne grigiore / il gemito / lieve / dell’urlo insistente, a noi alla fine arrivi l’urgenza del soccorso alla loro e alla nostra deriva”.
Un delitto inaudito è stato compiuto all’Hotel dei Filosofi e ha sconvolto l’esistenza della straordinaria comunità che lo abita. Seguirne la risoluzione, fino al momento in cui tutti i conti dovranno tornare, sarà per il lettore un susseguirsi di sorprese e insieme un tuffo nei ricordi degli studi di gioventù: un giallo filosofico in cui l'invenzione letteraria si mescola a rigorosi riferimenti testuali.
La poesia di Elia Malagò ha un suo singolare timbro: un “parlare aspro” che si apre, a tratti, a modulazioni di dolcezza, una voce che, variando nei registri e nei toni, risponde, con nitida consonanza, al dispiegarsi del visibile, ai sussulti della memoria, alla luce delle apparizioni.
Questa modulazione del vedere, e del sentire, in dialogo con il silenzio, è come la scena allestita per potere ascoltare il passo del dolore: un dolore che unisce l'intimo e il visibile, il corpo proprio e le figure di una comunità di viventi nella quale muoviamo i nostri passi.
Addimora è una raccolta poetica con un linguaggio di ossa e di nervi, mai sdolcinato, anche quando i sentimenti intensi sono in primo piano.
In una scrittura essenziale mescidata di vocaboli dialettali o della lingua letteraria dotta, e anche di neologismi e arcaismi, il dialogo in versi è con un tu e dice della realtà che è amore e disamore e riflessione, in costante comunicazione con una natura amica.
In un lessico nitido e incisivo, essenziale, la raccolta racchiude testi che solo impropriamente possono definirsi racconti. Questo perché il lettore viene coinvolto in episodi di vita declinata all'ombra dell'amata letteratura, in reali lettere scritte alla moglie Bianca fedelmente riportate, in autentiche confessioni autobiografiche.
Accanto, altre storie, con protagonisti attivi tra immaginario e vissuto, descritti da una penna amica.
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