Alexandra La Capria, Senzatesta

10-05-2008

Quando sono i dialoghi a "dettare" la storia, di Ranieri Polese

Scrivere dialoghi è una cosa difficile. Molti romanzieri, per esempio, quando possono li evitano. In teatro o al cinema, invece, farne a meno è impossibile. Ma proprio su questo passaggio obbligato si misura l’efficacia e la bravura di chi scrive per voci recitanti. Perciò ha il sapore di una sfida, di una prova d’abilità questo libro di Alexandra La Capria che raccoglie sei dialoghi di coppie, lui e lei, in situazioni disparate, quotidiane ma anche strane.
Coppie che si eccitano a frequentare altre coppie (L’abbordaggio), l’aspirante attore che si presenta a un’audizione – con il monologo di Amleto! – mentre il regista sceglie la fidanzata carina che lo accompagnava (Non c’è due senza tre), le ardue questioni pratiche & sentimentali legate al preservativo (Voci in un stanza). In Senzatesta, un microdramma giocato su un doppio registro temporale (Dario e Matilde giovani sposi e, a scene alterne, due bisbetici ex che si ritrovano vent’anni dopo), con battute di dialogo e cambio di luce si racconta una trama complessa. Di un matrimonio andato a male, di un dono bizzarro (una pistola), di due solitudini che non riescono mai a completarsi, di una follia coltivata con ostinazione. Parole, nient’altro che parole, che da sole definiscono personaggi, lasciano indovinare storie, creano pezzi di vissuto. Parole da leggere a voce alta (questi dialoghi sono stati già più volte recitati in teatro), per gustarne appieno il suono attraverso cui la capacità mimetica di Alexandra La Capria costruisce le sue piccole, crudeli commedie degli equivoci.