Alvaro Torchio, Luce e tenebra

25-10-2016

Tasso e Ariosto, di Mirna Moretti

Se pensiamo all’Ariosto percepiamo armonia e sorrisi. Se pensiamo al Tasso ci colpisce il l suo tormento.

Siamo in periodi storici vicini, Ariosto muore nel 1533, il Tasso nasce nel 1544. Però che cambiamenti nel clima sociale, spirituale, culturale intorno alla metà del Cinquecento. La riforma luterana con l’affissione delle 95 tesi di Lutero, l’inizio del Concilio di Trento nel 1545.

Ora all’arte in generale e alla poesia in particolare si assegna un fine pedagogico. Ora insieme al dilettevole dev’esserci nella poesia uno scopo morale e cristiano. Ed attorno a tutto questo impegno il Tasso si arrovellerà. Deve attrarre sì il lettore, ma teme di incorrere in pensieri eretici. Il suo equilibrio vacilla.

L’intima irrequietezza del suo spirito tempestoso, la sua patologia psicologica, lo fa agire in maniera contraddittoria. Il suo “daimon” si fa sentire sempre e ovunque. La voce della sua coscienza che gli fa temere di pensare e temere di compiere il male.

Che personaggio grande e drammatico,

Cavalcare il Rinascimento e la Controriforma è davvero destabilizzante per un personaggio così sensibile.

Alvaro Torchio riesce a farci entrare nel suo animo tormentato quasi immedesimandosi nella efficace dolcezza dei suoi sonetti, nella percezione della vita che scorre intorno a lui, nell’affetto per i suoi cari.

 

Torchio ci fa entrare anche negli ambienti frequentati dal Tasso, siano essi i palazzi di Luigi d’Este sia la stanza di Ostiglia dove l’amato padre giace sofferente.Lo fa con stile arioso, scorrevole, chiaro. Trovo che una biografia dell’autore della Gerusalemme Liberata , seppur leggermente romanzata come lo stesso autore ci racconta, mancasse.

Le descrizioni degli usi e costumi dell’epoca sono precisi ed interessanti. E soprattutto efficace è l’empatia che Alvaro Torchio sembra provare per questo poeta straordinario, per quest’uomo che vive in un’età di transizione e che vorrebbe afferrare un’armonia che sembra ormai a brandelli.

Non è un uomo superficiale, ma corrosivamente profondo. Cerca di conoscere le sue caratteristiche, chiamate a quel tempo peccati: brama di gloria, lussuria; cerca di essere migliore, corrispondere alle aspettative della Chiesa, della Corte, ma fa fatica essendo soprattutto onesto e vivisezionatore dei suoi sentimenti.

con-alvaro-torchio-marzo-14-003Torchio riesce a raccontarci la sua biografia e i suoi conflitti estremi. Ottimo l’escatmotage della autoanalisi scritta dallo stesso poeta, su consiglio del medico (poi bruciata) in cui emergono i suoi complessi di persecuzione, gli sbalzi d’umore, la melanconia.

In effetti sulla patologia di Torquato Tasso molti hanno sentenziato, ma forse mancava una biografia chiara e consequenziale che parlasse del suo percorso esistenziale, intendendo con questo non solo il suo pensiero , bensì anche i fatti.

Luce e tenebra ci rivela la quintessenza del poeta, il tormento che egli stesso si infligge, ma anche la bellezza del suo canto.

Trovo questo libro di Alvaro Torchio scorrevole, avvincente , esaustivo senza essere pedissequo, adatto anche agli studenti di scuola medie inferiori e superiori.

Notevoli le descrizioni che Alvaro riesce a regalarci di Venezia, dell’isola di Belvedere e di tante altre ambientazioni.