Langiu-Portaluri, Di fabbrica si muore

01-12-2008
Libri del 2008
 
Dicono che furono in pochi a sentire quella sorda esplosione la mattina del 26 settembre 1976. Chi era in acqua a fare il bagno, però, vide un grande fungo che si alzava verso il cielo. Era esplosa la colonna di lavaggio che conteneva l’ammoniaca del petrolchimico di Manfredonia, ai piedi del Gargano. Ah… in realtà, non era solo ammoniaca quella fuoriuscita dall’impianto c’era anche un bel po’ di arsenico che con la sua polverina verde andò a posarsi in tutta la campagna circostante facendone ingiallire la vegetazione. Una storia vera, amara e dolorosa, quella di Nicola Lovecchio, operaio nel reparto insacco magazzino fertilizzanti presso lo stabilimento Enichem. La storia dell’illusione di uno sviluppo del Sud, pagato oltre misura, di un “bum” economico che, per una volta, la Puglia, “per la prima volta, invece di buttarli su un treno, arrivava proprio sotto casa tua il treno del posto fisso e della pagnotta ogni giorno in tavola”. E così, passi che uno dei golfi più belli d’Italia perse la sua magica bellezza, finalmente, si realizzava il sogno di un posto di lavoro vicino casa. Le conseguenze di quell’esplosione, però, si manifestarono anni dopo. I tumori sono così, a volte, si mostrano all’improvviso in tutta la loro irrimediabilità. Anche se nella lastra Nicola Lovecchio, fattagli dai medici della fabbrica un’inequivocabile macchia c’era, ma nessuno gli disse nulla e, quella macchia, lo portò alla morte il 9 aprile del 1997, non prima però di aver condotto una coraggiosa e accurata indagine tra i suoi colleghi per accertare conseguenze e responsabilità di quella intossicazione da arsenico e, grazie all’aiuto di un medico, Maurizio Portaluri ottenere un processo. Ottobre 2007, gli imputati: dirigenti e consulenti della fabbrica, vengono assolti in primo grado anche grazie ad un grottesco escamotage degli avvocati: “siamo in una città di marre, e l’alto tasso di arsenicure è riconducibile ad un elevato consumo di crostacei, in particolare di gamberi. Elevato, costante ed in quantità esorbitante. Circa un chilo al giorno”. Un libro, una denuncia civile, che riporta i fatti accaduti raccontati da Portaluri e diventati, poi, una pièce teatrale Anagrafe Lovecchio di Alessandro Langiu, capace di fare indignare e decidere di non permettere più che il lavoro uccida e di fabbrica si muoia.