Paola Baratto, Solo pioggia e jazz

02-12-2005

Baratto, il respiro del tempo


Lo scorrere del tempo come fonte di contraddizioni ed ossessioni che tormentano
l’individuo già soggiogato, anche se dedito ad un iperattivismo che dovrebbe allontanare gli spettri dell’oggi e del domani, da un "horror vacui" la cui dimensione sembra non avere confini.
Un curioso albergo che s’affaccia sul lago, frequentato da una clientela affezionata, dove un giorno un ignoto viaggiatore giunge a proporre
una linea estetica che promette miracoli: "Immortalia", si chiama, ed evoca nel nome stravaganti incantatori ed esoteriche ricette per
sconfiggere l’inesorabile battere delle lancette dell’orologio. Una giornalista esperta in recensioni gastronomiche che si ritrova all’improvviso in uno scenario del tutto mutato: l’hotel è diventato un centro benessere dove ogni "plus" è finalizzato a mantenere l’illusione di un’eterna giovinezza, in verità già destinata a dissolversi in partenza. Lo denota il disagio, il senso di alienazione. O quel che il lettore, più o meno saggiamente, vorrà scoprire in questa cornice che affascina e intriga, sfumando verso le inclinazioni di ciascuno: tale è l’ultimo romanzo di Paola Baratto, Solo pioggia e jazz
(Editrice Manni), ieri sera al centro di una presentazione "sui generis" allo Scarlatto di
via Quarto dei Mille. Tra un aperitivo e uno
stuzzichino, all’insegna di un menù modulato sui protagonisti della stessa trama, l’occasione si è rivelata decisamente piacevole per conoscere
la nuova fatica letteraria (la quarta, dopo La cruna dell’ago, Finisterre, "Di carta e di luce) di Paola Baratto. «I miei sono personaggi e situazioni inventati, anche se, è naturale, lo scrittore "ruba" sempre un po’ dalla propria esperienza e prende spunto dagli incontri fatti
nella propria vita» spiega l’autrice. Il libro si articola in tre parti, ognuna delle quali è introdotta da una citazione illustre - di Baudelaire, Grenier, Wilde - una sorta di
"aiuto" per i lettori che vogliono cimentarsi in una personale interpretazione; lo stile
è sobrio, misurato, volto all’esaltazione dell’essenziale.
E il volume è da "assaporare": può rappresentare un momento di rigenerazione, uno scavo nella complessità della natura umana.