Riccardo Grassi, Antropologia immobiliare

24-02-2016

Sentirsi a casa. Una sensazione dell'anima, di Francesco Roat

Perché decidiamo di acquistare questa e non quell’abitazione? Non certo solo per ragioni meramente economiche o funzionali. Ben altri, oltre al prezzo e al comfort, sono i fattori – più o meno inconsci – che vengono a influenzare la nostra scelta.
Ancora poco nota al grande pubblico, ma di notevole interesse anche per i non addetti ai lavori, si sta delineando una vasta area di ricerca intorno ai motivi che fanno sorgere il desiderio, ancor più che il bisogno, di una nuova abitazione. Parliamo, ad esempio, di Antropologia immobiliare. Comportamenti dell’abitare e marketing immobiliare, come recita il titolo del saggio (pubblicato da Manni) di Riccardo E. Grassi ‒ economista, che si occupa di tematiche legate ai nuovi concetti dell’abitare e alla pianificazione commerciale ‒: ossia di un testo dove le analisi psicologiche si intrecciano agli studi antropologici, senza scordare le dinamiche tipiche dell’architettura e della progettazione urbanistica. Un testo corroborato, inoltre, da un’approfondita ricerca sul campo e inteso comunque a far luce su una questione basilare: esiste davvero la casa dei sogni o sono gli stimoli del marketing, le riviste di moda, i progetti delle archistar, insomma le suggestioni provenienti dall’esterno ad imporci dove, come e cosa abitare?

L’idea del libro, scrive Grassi, ha mosso i primi passi da una serie di episodi analoghi rilevati all’interno di varie “trattative di vendita” in merito ad abitazioni. Ebbene le persone coinvolte erano accomunate da una medesima scelta: ottenere informazioni su case: “poste in ben determinati luoghi, in un territorio topografico definito, in aree relativamente delimitate” (ad es. un certo quartiere). Tali persone altresì: “non avevano preso in considerazione alcuna altra opportunità offerta dal mercato che non fosse strettamente correlata alla zona topograficamente ristretta che stava al centro dei loro interessi”.

Era dunque innanzitutto il luogo, all’interno del quale trovare poi la casa, ciò che maggiormente interessava i potenziali acquirenti. Ma, attenzione, non un luogo vagheggiato/idealizzato dove vivere al meglio, bensì un territorio concreto, noto, in mezzo a cui molti fra essi avevano trascorso una parte della loro vita, specie in età infantile/giovanile. Un luogo fisico, certamente, ma che si andava delineando come un luogo mentale, della memoria o – chiamiamolo pure – antropologico.

Abbiamo perciò scoperto, continua Grassi, che tipologia e caratteristiche varie dell’abitazione costituivano: “aspetti quasi marginali” (come lo stesso prezzo dell’immobile) e non i fattori principali che incidevano sulla scelta di un nuovo acquisto edilizio. Ovvio che senza o con pochi soldi non si compra nessun appartamento da alcuna parte; ma il problema del costo veniva posto in secondo piano. Da qui una scoperta, o meglio una riscoperta sconcertante in ambito economico: il denaro (da investire o da risparmiare) non è l’unico perno attorno a cui si muove l’essere umano. Scoperta dalla quale è possibile giungere ad una ulteriore: anche in un acquisto ben ponderato: “il processo razionale non è tutto”.Altro aspetto notevole: la differenza tra desiderio e bisogno. Se, nel nostro caso specifico, quest’ultimo è lampante (la necessità concreta di cambiar/comprar casa, magari appena per una camera in più) ‒, il primo risulta più articolato, sfumato e spesso non del tutto chiaro al cliente. Anche se ‒ Grassi lo denuncia senza tema d’essere smentito ‒ oggi: “si sta passando dal bisogno (di casa) al desiderio (di abitare). Non sempre tuttavia tale urgenza può venir soddisfatta. Se infatti un soggetto non riesce a trovare una casa sita nel luogo ritenuto congeniale/ottimale, egli va in cerca di una zona similare o considerata tale poiché, come si accennava sopra: “il posto dove abitare è in cima alle aspettative”.

C’è pure da sottolineare un altro aspetto: raramente colui (o la coppia) che intende acquistare una casa agisce da solo, ma quasi è sempre accompagnato/influenzato: vuoi da conoscenti, parenti o consulenti che siano. E spesso scatta un compromesso fra ciò di cui più o meno consciamente andiamo in cerca e la realtà dei vincoli/ostacoli contro i quali finiamo per doverci misurare. E il nostro cliente-tipo in/per varie circostanze sarà forse costretto ad accontentarsi di una soluzione al ribasso. Una cosa tende in ogni caso a ribadire Grassi: piuttosto che un appartamento di pregevole fattura ma sito in un contesto ambientale non vissuto “come suo”, egli opterà per una abitazione magari più vetusta e meno tecnologicamente attrezzata, se solo questa è inserita in un luogo a lui confacente o che istintivamente/inconsciamente tende a privilegiare. Perché comprare e far proprio un alloggio (in cui trasferirsi) non si limita all’acquisto di un tetto e di quattro mura, ma implica un “sentirsi a casa”, che è una sensazione dell’anima.