Roberto Curatolo, Vite in chiaroscuro

22-11-2016

Intervista all'autore di Gigi Marinoni

Di cosa si tratta?

Vite in chiaroscuro conclude una trilogia iniziata una quindicina d’anni fa sulla carta, ma in realtà cominciata quando ero un giovane aspirante scrittore. In un’epoca ormai remota, nella mia adolescenza, in cui letterariamente dominavano Leopardi e Verga. Una trilogia sulla luce e sull’oscurità, più sulla seconda, a dire il vero. Una trilogia sui margini dell’ombra, sui lampi di buio e sui chiaroscuri di tante, troppe vite. Siamo assediati dalle imprese dei vincenti: ce le propinano con un’ossessiva ripetitività. Giornali, televisioni, cartelloni pubblicitari, ci mettono a costante confronto con il successo che deve essere ottenuto ad ogni costo e che, spesso, viene fatto apparire, lì, appena dietro l’angolo. Tutte queste immagini rappresentano un assoluto stravolgimento della realtà che è costituita, nella maggioranza dei casi, da perdenti, da insuccessi, da ferite inemendabili, o, più semplicemente, dalla noia, dalla solitudine e dalla povertà.

E allora, qual è il compito di uno scrittore?

A mio avviso, quello di denunciare il falso e di dar voce a chi non ne ha la forza, le capacità o, semplicemente, la possibilità. Da quando ho cominciato a scrivere, racconto storie di uomini e donne. Storie che ho ascoltato direttamente o di cui ho percepito dei frammenti. Storie di cui ho letto. Storie che, con i miei occhi, ho visto dipanarsi nel tempo. Storie che ho ricavato dall’analisi di documenti. Storie anche mie, seppur magari solo parzialmente.

Come si struttura il testo?

Vite in chiaroscuro riprende l’impianto di Lampi di buio e suddivide i racconti, in gruppi di tre, per sette argomenti.

Quale ti è più vicino?

Il primo racconto, Il mio sventurato Mario, è l’unico totalmente cronachistico, ottenuto con un collage di documenti drammaticamente reali. È un racconto cui sono emotivamente molto legato, poiché narra una vicenda che ha condizionato la mia famiglia d’origine e la mia infanzia. Vita d’Inferno è invece in argomento con la Giornata internazionale contro la violenza sulle donne.

Una lettrice attenta, amica dell’autore e autrice a sua volta, già partigiana e parlamentare, Lidia Menapace, che ha firmato la prefazione, lo presenta così: “Uomini e donne dentro storie che si sviluppano dalla parte dei perdenti, tre storie per sette temi narrativi. Che sono i rapporti nel chiuso della famiglia, l’amore anche senile, la fuga, l’avventura, le ossessioni, il rifugio nella fantasia, il dramma della guerra. Roberto Curatolo racconta osservando da dentro il cono d’ombra in cui vive la quasi totalità degli esseri umani, e la campionatura affascina. Un libro di proporzioni ambiziose e resa eccellente.”