Amblimblè
“Il gioco è una parte inseparabile della vita dell’umanità, e anche se occupa una quantità limitata del tempo degli adulti può essere fonte di allegria, vitalità e fantasia.
Ma per i bambini rappresenta un elemento essenziale: perché non è solo il loro passatempo, è il loro lavoro.
E non è un lavoro improduttivo, senza risultati, ma un’occupazione che ha un prodotto, e che prodotto: costruisce l’adulto consapevole”.
Questa è la danza del serpente
Che viene giù dal monte
Per ritrovare la sua coda
Che ha perduto un dì.
Ma guarda un po’
Sei proprio tu
Quel pezzettin
Del mio codin
Sì!
Come si giocava una volta, quando i bambini passavano più tempo in strada e non c'erano a disposizione molti svaghi, tantomeno quelli elettronici e il digitale?
Piero Dorfles racconta i giochi, che erano soprattutto di gruppo: tana liberatutti, le biglie, dire fare baciare lettera testamento, facciamo che ero, campana, lo schiaffo del soldato, la lippa, rubabandiera, le belle statuine e tanti altri.
Accanto ad essi, raccoglie le conte che li accompagnavano: filastrocche, poesiole spesso surreali e apparentemente senza significato, ispirate al lavoro, alle fiabe, alla parodia della vita adulta.
Dorfles riflette su come i giochi collettivi siano fondamentali nella formazione di un individuo: perché insegnano a confrontarsi con gli altri stabilendo regole e rispettandole, in un contesto in cui si è tra pari e le differenze di censo non contano; perché sono strumenti per sviluppare la creatività, la fantasia e anche un senso di indipendenza e responsabilità; perché consentono al bambino di trovare un proprio ruolo e affermare sé stesso.
Ne risulta l’affresco di un mondo perduto solo in parte, che forse non sarebbe così difficile ritrovare.