In queste poesie, sotto una coltre di divertita ironia, cova la brace incandescente di uno stile diverso, che affiora a tratti, con accenti da libro sacro e che dirotta il discorso verso una dimensione più ampia, quasi mitica, spesso selvaggia, mai consolatoria.
Fabio Pusterla
Gino Cesaretti è nato nel 1917 a Lucca. Si è laureato in Scienze agrarie a Pisa. È stato giornalista a “L’Europeo” di Arrigo Benedetti, ha scritto su “Risorgimento liberale” e su “Il Mondo” di Mario Pannunzio.
Caporedattore del settore dedicato alla Scienza e alla Tecnica nella Mondadori, ha curato collane monografiche e grandi opere enciclopediche. Ha esordito nella narrativa nel 1957 con
I pipistrelli nei Gettoni einaudiani. Questa è la prima raccolta organica di poesia.
Primi versi
Idroscalo
il miele d’acacia
delle colline di Bobbio
il volo d’elitre
d’api
nel buco scorticato
della memoria
il mattino
del 21 marzo 1998
il gong dell’anno
81
sale ancor oggi
il vecchio
sulla tribuna
dietro i cancelli
dell’idroscalo
l’invisibile speaker
chiama alla linea
la prua dell’armo
restìo alla briglia
anime festose
di gitanti
accendono tripodi
di barbecue
infrascati nel verde
e piacevoli aromi
avvolgono il catino
d’acqua ribollente
al via del mossiere
i cavicchi di legno
gemono alle battute
dei canottieri
levano i loro bargigli
ampi lampi purpurei
di melograni maturi
la spinta dei remi
strappa e maciulla
barbe d’alghe viperine
emerse dai gelidi fondi
mortali ai bagnanti
pari a comune spettatore
il vecchio ammira
attende
da altro campo di gara
l’annuncio
dell’ultimo speaker
che nel lampeggiare
del tempo
lo chiama alla linea
in acqua uno
là dove la macina
del frantoio
ai confini del creato
lenta e inesorabile
frange secoli di vita
sotto il verde manto
delle olive