In fuga restare

In fuga restare

copertina
anno
2007
Collana
Categoria
pagine
102
isbn
978-88-8176-964-3
10,45 €
Titolo
In fuga restare
Prezzo
11,00 €
ISBN
978-88-8176-964-3
nota
Postfazione di Fabrizia Ramondino

L’incanto della quotidianità cittadina, dove l’amore cortese confligge con quello scortesissimo dei nostri tempi, dove la barbarie politica sembra coincidere con quella esercitata dai maschi sulle femmine, dove l’ermetica paratassi di Celan si alterna alla più dolce, ma veemente sintassi di Bachman, al ricordo del visionario grido di Hölderlin. Rifuggire il dolore, o narcotizzarlo, dettano queste poesie, non lo scioglie, lo conserva invece nell’esistenza e nell’amore cortese e scortese. Ci inganna. Ma solo attraversando l’inferno forse si può giungere a una migliore visione del mondo.

 
Fabrizia Ramondino

Elisabetta Abbondanza è nata a Perugia nel 1963 da madre tedesca e padre italiano. Vive con i figli Constantin e Serena a Berlino, dove insegna. Ha lavorato come consulente editoriale, traduttrice e sceneggiatrice; ha pubblicato poesie, saggi e traduzioni in riviste e antologie. Nel 2001 ha curato l’edizione critica del carteggio tra Rudolf Borchardt (suo nonno materno) e R. Alexander Schröder e del 2005 è il volume di poesia Qualcosa tradotto anche in Germania.

PRIMI VERSI

In silenzio

Quei rami spogli
singoli, affilati e tesi
che non cedono allo strappo
(se li vuoi devi reciderli con lama)
crescono per proprio conto,
in silenzio.
Non cercano un compagno
non devono amare, sapere.
Pazienti lasciano
che si formi il germoglio,
poi il fiore, o altro ramo,
in silenzio.
Non c’è fatica, o gioia
o pensiero –
ma ciò che senti soccorre.
Non chiedere al dolore
di contenderti il passo,
lascia in silenzio
che insegni.

Nutrimento

Tra lingua e palato
lentamente
sciolgo
il sale grosso
delle tue parole.

Sogni

Si dice che in sogno il felino
sappia i passi, la corsa, il sapore
forte di preda in fuga o dolce
se fu inebetita da ipnosi, e l’addenti, la scuota
la squarci deciso –
è sua l’indomani come la fame
che nel sogno lo stringe.
Ma c’è il pettirosso, che se non guarda
d’impulso spicca un alto volo,
come già sognante.
In altro noi scendemmo, 
quando ci facemmo umani,
nella fame eseguimmo compiaciuti ricami
sulla pelle delle prede,
lasciando all’indomani lo squarcio,
godendo del potere
accumulandolo quasi a farlo giusto nel sonno
vivendo nel buio di nera magia
e di scempio.