Il candore dei perdenti

Il candore dei perdenti

copertina
anno
2011
Collana
Categoria
pagine
124
isbn
978-88-6266-349-6
12,35 €
Titolo
Il candore dei perdenti
Prezzo
13,00 €
ISBN
978-88-6266-349-6

L’io narrante – ossessivo, autolesionista – racconta in un allucinato monologo il suo “autosmembramento” attraverso episodi e incontri del quotidiano. Romanzo malato, financo sgradevole e autointrospettivo. Una rilettura metropolitana di Memorie del sottosuolo, con apocalisse finale nel fuoco e il “filo tremolante” di anime pallide che forse volano verso il cielo. Come in un dramma di Beckett il peggior disagio consiste nel “non poter andare né avanti né indietro”. Anche la ricerca notturna dell’auto, di cui non si ricorda più il luogo del parcheggio, assomiglia a una microtragedia metafisica, dagli effetti involontariamente comici, come in Bernhard: “…sembra impossibile ma niente, un altro bel niente”. Cui fa da contraltare un iperrealismo deformante, viscerale, che aderisce a gesti banali e a oggetti minuscoli (quasi la tecnica dei fratelli Coen: “…viene espulsa la poltiglia gommosa che è stata tormentata dai denti. Il rifiuto va a finire in un fazzoletto di carta subito gettato in un cilindro metallico…”). Non ci sono vie d’uscita né utopie di ricomposizione: “non esiste un luogo d’origine dove poter ritornare”. Unica consolazione è che “per fortuna tutto finisce: in una fossa o in una urna cineraria c’è il riassunto della vita insignificante”. Ma questo sentimento apocalittico-luttuoso (il forno crematorio come epitome dell’esistenza) viene detto da una lingua che si tende all’estremo di un espressionismo aggressivo (il “foglio che vuole essere sverginato”, “l’occhio spremuto”…), avviluppato dentro una verbosità proliferante, rappresa in aforismi (molto profondi e molto banali): “Prima dell’ultima spiaggia c’è la penultima spiaggia, dove esistono occasioni per sentirsi meno predestinati”.
   Filippo La Porta