Inedito per una passante

Inedito per una passante

copertina
anno
2008
Collana
Categoria
pagine
72
isbn
978-88-6266-129-4
9,50 €
Titolo
Inedito per una passante
Prezzo
10,00 €
ISBN
978-88-6266-129-4
nota
Introduzione di Leila Zammar
Queste poesie, come suggerisce nell’Introduzione Leila Zammar, vanno lette e rilette per penetrarne a fondo il senso e partecipare dello stupore con cui l’autrice osserva se stessa guardando il mondo. Attraverso simboli e metafore evidenziate da colori carichi di musicalità, il lettore si immerge in una natura che è madre di cose e di uomini legati nel segno della fratellanza, indice della comune origine e del comune destino.
PRIMI VERSI

Ascoltami amore

Ascoltami amore
sotto il terrapieno di vita
per le siepi le stelle
nell’umido più giù
dormono i poeti:
solo un tum tum
e violette rigonfie
prese nude
alla rossa terra

getta le ginestre ti prego
e chiudi gli occhi
intorno credimi è solo vagare.

mie care mani ora limpide

mie care mani ora limpide
ora vuote come la giovinezza
grembo del mio grembo
io non ti tocco no
né l’abisso né l’anima.

Ed ecco arriva la passante

Ed ecco arriva la passante
con la sua lunga ombra
poteva l’assoluto
l’appendiamore tesoriere
posare in veglie –
non ai miei occhi
i miei cento scrigni
la faticosa –
come mai ti imprimi.

 

 

http://www.dalezaccaria.com

Una lettura di Loredana Magazzeni
 

Forse molti ricorderanno la bella poesia d’amore di Whitman dedicata a uno sconosciuto che passa. In quest’amore a prima vista, esuberante e vitale, Whitman incarnava la potenza del desiderio, che è poi l’essenza stessa dell’amore. “Inedito per una passante” è una bella silloge carica di questa energia, l’energia tellurica del desiderio, della giovinezza, la potenza del bene che con sé trascina e dà colore a cose, animali, fiori, alberi, genealogie di affetti, nominando e dando suono a ciò che è, non in assenza ma in presenza.
La presenza del bene, nella forma dell’amato o dell’amata, ma anche della terra centroitalica natale, entra nei versi esclamativi di Dale Zaccaria, che anche nella perdita è, come Marina Cvetaeva, come Anna Achmatova, forgiatrice di presenza. La sua parola plasma e dà forma, ed ecco dispiegarsi ai nostri occhi sentimenti e figure evocati con parole tangibili e carnali (i capelli, il grembo del mio grembo), parole terapeutiche che risanano e rimettono in moto amore e perdita, come i poeti sanno fare, ciascuno a suo modo. Non elegie ma canti, dunque, quelli di Dale, come il “Canto per Malai Joya”, ritmati e sincopati, carichi di accenti e di una energia performativa che l’autrice dispiega al suo massimo nelle letture ad alta voce.
Se c’è uno strumento che può accompagnare questa poesia, questo strumento è il tamburo, il tamburo africano che batte il cuore della madre-terra, il tamburo evocato da un’altra poeta sorella di Dale Zaccaria, l’umbra Anna Maria Farabbi. “Per questa terra camminano/ ballano s’inseguono le ombre”, ombre che “custodiscono parole come si conservano i misteri e i bisbigli delle Sibille. Di Dale Zaccaria, della sua parola fervente, fertile come humus, sentiremo ancora parlare, il suo lavoro è come lievito che gonfia l’umida terra: “ Ascoltami amore/ sotto il terrapieno di vita/ per le siepi le stelle/ nell’umido più giù/ dormono i poeti”.