La casa a rotelle
La casa a rotelle
INCIPIT
Il mare, quella notte di libecciata, mi aveva fatto paura.
Così il vento e una pioggia furiosa che battevano alla mia porta.
La mattina rimanevano un cielo di nuvole in movimento, un mare mosso di grigi e di spuma sporca.
Reviaggio stava diventando per me un luogo dove ricominciare.
Una gran quantità di aria e di iodio. E poi la gente: si può dichiarare il piacere di non far niente ed essere accolti da un sorriso di complicità.
Aspettavo Sara, seduta al bar dei nostri appuntamenti.
Lunghi capelli neri. Occhi neri. Sinuosa nel corpo e nelle parole.
Conosciuta per un pelo, mentre tornavo a casa e lei usciva dalla sua.
Per un pelo e nella semioscurità.
L’avevo fermata per una informazione su un appartamento vicino al suo. Dovevo lasciare quello che abitavo e ne cercavo un altro, anche se in modo inquieto, nebbioso: tornare nel profondo Nord, a Sciabre, o rimanere al Centro con sapore di Sud, a Reviaggio?
«Sara, hai saputo qualcosa dell’appartamento?», chiesi versando acqua nel suo bicchiere e nel mio. Era arrivata puntuale come sempre.
«Non ancora… Prova a chiedere anche tu. Nel negozio che c’è sotto l’appartamento, quello che fa angolo.»
«Domani lo farò. Si va a ballare, anche se la musica ci assorderà?»
«Certo che sì! Ho voglia di ballare. Sempre ballerei» rispose, muovendo le sue mani ballerine in un modo così familiare, così simile ai movimenti delle mie mani ballerine, del mio corpo ballerino.
Venticinque anni lei, io quarantasei, ma ci sentivamo senza un’età.