La giostra
La giostra
Il lettore si sente coinvolto in prima persona da situazioni descritte con pennellate efficaci che mettono a nudo una umanità multiforme. Si riconosce in debolezze e virtù, passione e indifferenza, razionalità e impulsività.
L’ultimo sogno
Ninny singhiozzava. Perché piangeva?
Maria Sole era andata a riposarsi sotto il nespolo, come era sua abitudine. Da lì poteva guardare i prati che si estendevano avanti al casale, il cielo terso e azzurro dietro i rami dell’albero.
Ma perché arrivavano tanti amici? E quanti visi crucciati, tristi. In casa, suo fratello Fabio, la moglie, Ninny non facevano che dare baci con l’aria assente. E le stanze erano piene di fiori. C’erano perfino alcune margherite, le preferite di sua madre.
Ed ecco sua madre. Era in un angolo del giardino, china sulle sue margherite.
Ancora giovanile nel portamento, con i capelli rosso rame avvolti a crocchia intorno alla testa, il semplice vestito celeste, simile a un camice, e il grembiule a quadri stretto in vita. Il viso roseo e fresco, gli occhi verdi, splendenti, ridevano sempre, anche quando le labbra non abbozzavano il sorriso.
Maria Sole tese una mano verso di lei, poi la ritrasse. Buffo. Nel ricordo, sua madre era più giovane di quanto non fosse lei adesso. Eppure sembrava ieri che le aveva raccontato la sua prima premonizione. Sembrava ieri, ma erano passati quasi ottant’anni.