La nascita, solo la nascita

La nascita, solo la nascita

copertina
anno
2009
Collana
Categoria
pagine
88
isbn
978-88-6266-176-8
nota
Prefazione di Maurizio Cucchi
L’autrice riesce a muoversi con lucidità evidente quanto con calore insolito, con ben controllata passione anche in presenza delle più vive eccedenze del cuore. Ma queste ultime non arrivano mai a mettere in questione l’esattezza della scrittura, il suo equilibrio e la sua imprevedibilità espressa da improvvise accelerazioni, da increspature analogiche impreviste, da un uso molto accorto e quanto mai efficace del verso, autentico tempo-spazio espressivo di riferimento ineludibile. Insomma, il pensiero si confronta con il pulsare delle cose, e gli enigmi del mondo si fanno presenti nel corpo qui impeccabile della forma. E tutto questo con singolare naturalezza, segno di una vocazione poetica indubbia.
Maurizio Cucchi
Luigia Sorrentino è nata a Napoli dove si è laureata in Giurisprudenza.
Giornalista professionista, vive a Roma e lavora a RaiNews24.
Il suo primo libro di poesia, C’è un padre, è del 2003. Ha al suo attivo pubblicazioni critiche e creative. L’ultima silloge, L’asse del cuore, è nell’Almanacco dello Specchio del 2008.
 

Guarda il video della lettura di Luigia Sorrentino realizzata il 22 maggio del 2009 a Fabriano nel corso della II edizione del Festival di Poesia, Arte, Musica e Cinema, Poiesis "Anima Faber" curato da Francesca Merloni.
http://www.rainews24.rai.it/it/video.php?id=14431

Ascolta l'autrice a Fahrenheit di Radio 3 nello spazio La poesia del giorno qui: http://www.radio.rai.it/radio3/fahrenheit/puntate.cfm?Q_TIP_ID=1002

Prefazione

Non è facile entrare nei complessi percorsi di Luigia Sorrentino. Il suo testo è tanto evidentemente ricco quanto felicemente privo di concessioni. Voglio dire che subito se ne avverte la qualità e l’energia, subito si è indotti a proseguire, ma subito si comprende anche che il carattere e la forza del suo testo sono nella sua irriducibilità, e dunque nella sua natura cangiante e fitta, internamente articolata.

L’impressione che offre, molto spesso, La nascita, solo la nascita, riferendoci in qualche modo anche al titolo di una sua sezione, è quella di una presenza materica al tempo stesso compatta e ferocemente inquieta; come se il mondo, osservato dall’occhio acuto e impaziente di Luigia fosse dotato di una consistenza fisica densissima e mutante eppure in qualche modo impermeabile, concreto e misteriosissimo al tempo stesso. E così è, del resto. Ma questo non significa che il lettore non ne venga coinvolto. Anche perché le ragioni forti di questo libro rimandano a temi essenziali, al cimento ininterrotto del poeta con gli interrogativi che sono alla base della sua testimonianza, e dunque al continuo sdrucciolare da una nascita sempre in qualche modo troppo recente, troppo scandalosamente vicina, a un’idea di morte “sempre in agguato”, a quella “morte che guardo / e mi fa male / ad ogni sillaba”. Come dire che i vortici anche insondabili di una meditazione per immagini sembrano a un certo punto arrestarsi di fronte all’evidenza cupa di un tragico presentimento. Tragico, eppure paradossalmente normalissimo, quotidiano. Tragico e al tempo stesso, per quanto possibile, placato, come in questo eccellente finale: “torneremo qui sprofondandoci e saremo un po’ / bianchi vicino al sole / polvere con altra polvere // sia benedetta l’acqua, l’acqua che noi porteremo a casa /sia benedetta l’acqua dal diluvio / dal sangue d’acqua”. L’acqua, che comunque esprime più di ogni altro elemento, l’irriducibilità della poesia a una condizione univoca di senso.
Ci si accorge dunque presto, nel corpo a corpo che il lettore deve poter ingaggiare con questo libro – o meglio: che questo libro gli impone – che si ha a che far con una non comune tempra reattiva, con un personaggio (chi ha scritto questi versi, ovviamente) che riesce a muoversi con lucidità evidente quanto con calore insolito, con ben controllata passione anche in presenza delle più vive eccedenze del cuore. Ma queste ultime non arrivano mai a mettere in questione l’esattezza della scrittura, il suo equilibrio e la sua imprevedibilità espressa da improvvise accelerazioni, da increspature analogiche impreviste, da un uso molto accorto e quanto mai efficace del verso, autentico tempo-spazio espressivo di riferimento ineludibile. Insomma, il pensiero si confronta con il pulsare delle cose, e gli enigmi del mondo si fanno presenti nel corpo qui impeccabile della forma. E tutto questo con singolare naturalezza, segno di una vocazione poetica indubbia.

Maurizio Cucchi