La porta della notte
La porta della notte
Scrive nella Prefazione Mario Artioli: “È un libro dolente, aspro e pur tenero e trepido, al cui fondo resiste una esplicita, vittoriosa fiducia nella poesia, nel ruolo del poeta.”
Traverso la terra che mi ha dato seni e fianchi
e il fiume che mi ha battezzato
la mia Lombardia luterana dai commoventi pioppi
questa eterna infinita pianura
che gira come raggi di un cerchio perfetto.
Già nei tramonti di settembre
tenera quella foschia dice è autunno.
Trascolora la nebbia nei giorni
materna abbraccia più discreta della pioggia.
Fuori dalla città nel nulla ormai denso
sfiorano i camion e si dileguano.
Il silenzio intorno perde il mondo.
È l’umido azzardo che ogni giorno
familiare avviluppa la vita.
Diversa sì diversa è la bruna vertigine
che in un ripido bagliore
precipita nel mare di Sorrento.
Ma io l’abbraccio questa pianura di pace
come il cespuglio che voltate le spalle
all’angoscia dell’autostrada
si abbarbica al palo della luce.
Nella rumorosa solitudine dell’Universo
un ricciolo di materia prese forma
2… 4… 8… 16…
e diventò me
pianeti in stand by più intensi sfavillarono
mi cullarono i segni zodiacali
leggero danzai nel nulla del tutto.
Ma le stelle non possono scegliere.
Esplose la mia pulsante stella
in un attimo infinito
brancolai negli spazi interstellari
giù sempre più giù precipitai.
Caldo mi accolse il ventre della donna
nella stazione azzurra. Nacqui al fischio della littorina.
Lontano oltre il viale dei tigli
nella piazza del teatro Gigli cantava Mamma
solo per te la mia canzone vola
“Però nessuno può toglierti quello che hai ballato”
dicono gli Argentini.
Per questo dentro me risuona
la musica dell’Universo.
Poi abbiamo traslocato.