La salita

La salita

copertina
anno
2008
Argomento
Collana
Categoria
pagine
80
isbn
978-88-6266-014-3
8,55 €
Titolo
La salita
Prezzo
9,00 €
ISBN
978-88-6266-014-3
nota
Prefazione di Rodolfo Di Biasio
Le difficoltà della prova, la razionalità e insieme il senso del sacro animano nel romanzo il protagonista che sale verso il luogo mitico degli Eremiti. La storia può essere letta come un viaggio di iniziazione dove presente e memoria, entrambi vivi e reali, si intrecciano in un dialogo costante. Lo sfondo non inerte è quello di un’Italia rurale appena sfiorata dalle profanazioni della Seconda Guerra Mondiale.
Scrive Rodolfo Di Biasio nell’introduzione: “È soprattutto un romanzo di formazione. Materia complessa, raccontata ora con lo sguardo dello scrittore realista, ora con la discesa acuminata nei risvolti più intricati della psiche.”
 
 
 
Simone Pangia è nato a Napoli nel 1977, vive a Formia, nel basso Lazio. Laureato in Lettere, giornalista, è soprattutto amante della scrittura. Dopo due anni di gestazione, questa è la sua opera prima.


INCIPIT

Quel martedì d’aprile del 1944 la primavera cadde sul paese sospinta da un vento carico d’acqua e polline fecondo. Così fitto era il silenzio davanti al crinale di San Magno che, quando l’aurora precedette il sole incespicando tra le vette di Verbena, a Cesarino parve che il giorno si distinguesse dalla notte nient’altro che per la luce. In cento occasioni, in altri luoghi e altre epoche, sarebbe tornato con la mente al chiarore di quel mattino e ogni volta una lacrima avrebbe interrotto quel silenzio, ticchettandogli sulle labbra il suo acre rimbrotto di sale. Rimanere in piedi, fermo sotto la pergola di fronte alla cantina, lasciò a Cesarino il tempo per far scorta di ricordi mentre l’aria si impregnava di salvia fresca e il principio del giorno guaiva tra le braccia della montagna. Armeggiando alla bici ancorata col peso del telaio sul sellino, Cesarino teneva lo sguardo basso, nascosto sotto le griglie di cotone di un berretto color vinaccia. La stagione esplodeva sui prati in una rude sinfonia di profumi e i ciuffi d’erba incolti, cresciuti attorno agli scoli dell’acqua piovana, parevano gli unici testimoni visibili del passaggio del tempo. Di contro, il casale sonnecchiava indolente, circondato ai lati dal fresco respiro degli orti. Oltre la serra, i filari del vigneto si arrampicavano lungo il pendio, correndo in fila l’uno accanto all’altro, mentre la sequenza rettilinea dei broccoli e dei fagiolini solcava il terreno dividendolo in strisce compatte, scurite dall’umidità della notte.
Cesarino fece attenzione a che la catena fosse ben ingrassata, poi controllò la pressione delle ruote e, in ultimo, pose mano al cambio, verificando che le marce fossero registrate a dovere. Dopo aver rimesso in piedi la bici, arretrò per un attimo con lo sguardo fino a scorgere il fondo della vallata che, leggera, sfilava oltre i confini del casale. Preannunciato da riverberi di un arancio sanguigno, il sole sfregava sull’orizzonte, irrorando le colline brunite di una luce priva di mediazione. Di lontano, appena attenuata da un velo di foschia, la rocca svettava sul profilo sfumato dei comignoli, mentre le pietre del campanile di San Patrizio occhieggiavano tonificate da solidi abbracci di luce.
Posato lo sguardo nuovamente sullo spiazzo antistante la casa, Cesarino sentì il cuore stridere di malinconia. Sull’aia sterrata, i pollastri ruspavano tranquilli, seguendo la scia impressa dalle galline sul terreno bagnato di rugiada.
«Chissà cosa farete adesso?» bisbigliò Cesarino senza muovere le labbra. Ovunque posasse gli occhi, la terra restituiva un pesante corteo di ricordi, gran parte dei quali legati a suo padre, agli anni trascorsi al suo fianco a combattere per la sopravvivenza. Guardò il solaio di legno che sosteneva la serra dietro il fienile e gli tornò nitida nella mente l’immagine di loro due sudati e ansimanti, cercare riparo sotto l’ombra di un tiglio, con la gola arsa dalla calura di un luglio straordinariamente afoso.
«Questa qui sarà la tua vita.»