La zucca di Cenerentola
La zucca di Cenerentola
Questo è un testo scientifico che affronta alcuni temi oggi nodali, quali quello dell’importanza della vita intrauterina e dei suoi riflessi nella vita cosciente e inconscia… È anche la summa di un dibattito psicologico, psichiatrico, psicoterapeutico e pedagogico che prende come punto di partenza il testo di Massimo Fagioli del 1971, Istinto di morte e conoscenza e la pratica di comunità che ne seguì.
Giovanni Invitto
La premiazione ha avuto luogo il 4 ottobre 2006 presso la sala Nicholas Green del Consiglio regionale della Calabria.
Questa la motivazione del premio:
Il saggio di Giovanna Bruco La zucca di Cenerentola appassiona il lettore in primo luogo per la valenza del nucleo concettuale portante secondo il quale l’identità dell’uomo si trova non già nella ragione bensì nello “Io originario della nascita”. La vita psichica, infatti, viene definita dal passaggio dalla situazione biologica prenatale alla nascita ovvero l’immagine interna, cioè la fantasia – ricordo della vita uterina diventerà, nel prosieguo del tempo, pensiero e linguaggio.
Questa teoria, certamente di rottura rispetto a tradizioni culturali secolari, raccoglie i risultati di un percorso di ricerca che si sviluppa da oltre trenta anni dall’opera teorica che fa capo a Massimo Fagioli.
Il saggio attraversa problematiche di natura diversa: biologica, neurologica, psichica, psichiatrica, filosofica, pedagogica, letteraria, artistica, giungendo ad affermare la fine della dicotomia tra innato ed acquisito e la unilateralità delle teorie di J.J. Rousseau sulla naturale bontà dell’uomo e di S. Freud sulla sua innata cattiveria.
La forma espressiva, infine, passa dallo stile narrativo a quello scientifico senza generare disarmonia, anzi sembra dilatare lo spirito del lettore oltre la convenzionalità di forme e di stili.
Maria Angela Sergi
«Si tratta di un discorso unitario, dalla coesione teorica molto forte… Alla base sono la riflessione e il magistero di Massimo Fagioli, cioè il rifiuto del dualismo di innato ed acquisito, considerati due miti da superare, poiché il pensiero è legato alla nascita umana.»
(dalla prefazione del prof. Giovanni Invitto, docente di filosofia all’Università di Lecce e preside della Facoltà di Scienze della formazione)
«Torna la centralità della mente, entità distintiva dell’uomo, essenziale anche in approcci a noi più noti (cognitivismo, scienze cognitive, neuropsicologia), ma in posizione post-freudiana, ed il richiamo a fare i conti con essa, senza di cui il lavoro educativo sembra poco fondato, essendo la mente, in chiave psichica, regolatrice e fonte del comportamento umano, nella sua unicità nel mondo animale. Nel suo processo emancipativo quindi, la pedagogia deve congiungersi con la psicologia dell’Io e con la psicoterapia, ma senza la ridefinizione di queste, non ha senso pensare alle altre figure tradizionali».
(prof. Piero Crispiani, docente di pedagogia clinica all’Università di Macerata e presidente della Fiped sul N°3 del “Giornale di pedagogia")