L’automobile che m’investirà

L’automobile che m’investirà

sottotitolo
e altri racconti
copertina
anno
2008
Collana
Categoria
pagine
256
isbn
978-88-6266-120-1
19,00 €
Titolo
L’automobile che m’investirà
Prezzo
20,00 €
ISBN
978-88-6266-120-1
Come uno sciamano, l’autore di questi racconti guida il lettore annusando presagi di senso oltre l’opaca evidenza dei luoghi comuni, nella costante ricerca e nell’ascolto di volti, cose, pensieri.
Brevi, fulminanti, i testi sono animati di sottile ironia che si incunea in una materia spesso dolente. Anche quando le narrazioni più lunghe recuperano l’intreccio e il dialogo, rimangono nel gioco straniante e nell’ammiccamento metanarrativo.
 

Sergio Sollima è nato e vive a Cassino dove insegna Italiano e Latino al liceo classico. Ha pubblicato poesie in riviste e volumi collettanei e saggi critici. Ha collaborato come autore e curatore ad un’antologia scolastica. Scrive sul settimanale “Cassino 7”. Per i suoi testi poetici ha avuto premi e significativi riconoscimenti nazionali.

INCIPIT

In bicicletta

Mi vedo in bicicletta, a una certa distanza.
Mi vedo in bicicletta mentre guido inseguendo pensieri sulla strada che va a Suio, tutta curve ombreggiate e adagiate su tranquille colline, poco fitte di case. La percorro ogni giorno, in questo periodo, per raggiungere gli allegri vapori delle terme, pieni di chiacchiere arrochite e di sbuffi di aria tiepida, con via vai di corriere che imbarcano e sbarcano disciplinatamente il loro carico umano. È una strada che faccio qualche volta anche in bici, soprattutto nei tardi pomeriggi estivi, quando il traffico si affievolisce. Mentre ci incrociamo, penso che quel ciclista non si limita ad assomigliarmi. La stessa tutina rossa con la scritta Briko, il casco grigio con la retina antinsetti, la bicicletta azzurra con il marsupio nero, la borraccia rossa. Sotto il casco due occhiali e due baffi. Forse anche il modo di pedalare. Che strano, che somiglianza. Troppa. Ora che è passato, continuo a guardare nello specchietto retrovisore. Quasi quasi giro e guardo meglio anche se sono già più o meno sicuro, voglio solo la certezza assoluta ma proprio perché è un fatto troppo sorprendente. Non posso far finta di niente. Se gli chiedo chi è e mi accorgo che è un altro, cosa farò? Poco male, dirò di averlo scambiato per me: no, per un amico. Ma se sono io, cosa dirò e cosa dirà lui, cioè sempre io? Troppe coincidenze. Ma come faccio a essere io, se sto in macchina e sto guidando? Forse sono tornato indietro nel tempo, si deve essere verificata una sovrapposizione di giorni. Mi pare di essere passato di qui in bicicletta una decina di giorni fa. Sì, doveva essere giovedì… no, venerdì scorso. Oggi è lunedì. Faccio inversione. Proseguo piano, faccio segno al furgone impaziente che mi sta dietro di passare; passa finalmente e mi lancia un’occhiata sdegnata. Non vedo ancora il ciclista. Continuo o torno indietro? Di sicuro è un altro, come faccio a essere io? Non scherziamo. Io sto qui, ho il piede sull’acceleratore, mi aspettano alle terme, il biglietto è timbrato per oggi. L’aria calda, il sudore, la gente che spinge. È lì, lo vedo, lo sto raggiungendo. Che situazione, come farò a raccontarla. Ora gli sono quasi addosso, lui si accosta molto sulla destra per farmi passare, un ciclista non sopporta di avere a lungo un’automobile alle spalle. Anche le scarpe Converse e quel modo di ingobbirsi un po’ sulla destra. Il soffio impetuoso dell’inalatore, il timer appannato che srotola i secondi, i minuti. Ora lo affiancherò, gli farò cenno di fermarsi, finirà questa storia. Non so come, ma finirà.