Lavori d'autunno
“Passavano gli anni; continuavo a lavorare a questo libro per il quale avevo scelto il titolo definitivo, Lavori d’autunno, ma al quale mi veniva fatto di aggiungere sempre qualche nuovo capitolo, di dare una nuova suddivisione a quelli già compiuti; sempre alla ricerca di un’ultima parola, deciso a non tralasciare nessun momento della mia esistenza che per me avesse un significato, che mi avesse rivelato qualcosa di profondo e determinante”.
Così Silvio Guarnieri rievocava la lunga e travagliata elaborazione del libro che egli aveva messo in cantiere verso la fine degli anni Cinquanta e al quale si era dedicato con fervore per quasi trent’anni senza riuscire a vederlo pubblicato. Nelle sue intenzioni, i dieci racconti dei Lavori d’autunno dovevano costituire la parte conclusiva di una ininterrotta testimonianza personale. Riprendendo uno schema già collaudato in Utopia e realtà, i capitoli si catalizzano intorno ad un nucleo narrativo – la vecchiaia, la malattia, l’amore, la morte –, con una compiuta unità. Ogni racconto è strettamente legato agli altri, tassello di un progetto poematico che “si svolge per tappe successive sino a giungere all’ultima in cui tutte convergono ed hanno il loro esito”.