L’impero del mondo
L’impero del mondo
E poi sono storie belle, che le leggi d’un fiato e ti lasciano qualcosa dentro, qualcosa che sa di buono.
Ferdinando Jacopini
INCIPIT
L’essenziale dai puri di cuore
In quel periodo ben altre informazioni premevano per essere avidamente lette: i primi satelliti nel cielo, l’uomo sulla luna, la pillola alle donne, avvenimenti a ritmi serrati. Si era, cioè, alle prime avvisaglie di un consumo senza freni; e la morte di un prete, pure in circostanze anormali, non interessava nessuno.
Un mondo in progresso, si diceva, come l’insaziabilità umana. La fiducia assoluta nelle facoltà dell’uomo, quello occidentale s’intende, sprigionava l’orgoglio represso da secoli, ottenendo l’investitura ufficiale dei circoli illuminati: non si risolvevano forse problemi astrusi?
Un’atmosfera, nella Milano di allora, palpabile ogni giorno. Uomini, donne, giovani si agitavano per fare, costruire, modificare, sconfiggere la penuria secolare, uscire dalle miserie del corpo e dello spirito, respirare l’aria della terra promessa pulsante nel sangue, nelle fibre, nell’avidità di occhi, gesta, labbra, fianchi, e sesso, finalmente: un fervore, una esaltazione incontenibile. Desideri infiammati, una vera esplosione di energie, tali da travolgere ostacoli fino allora considerati insuperabili, si diceva, fossero pure morali. Del resto non stava cambiando anche la morale, residuo di antiche oppressioni, nell’opinione comune?
Le ventate di cambiamento spazzavano via il passato, o almeno sembrava. Il popolo cristiano si assottigliava anno dopo anno, come una vena una volta ricca ora in via d’estinzione, assicuravano accreditati sociologi. Le ideologie correnti davano raggi e miraggi ben più attraenti, da avere subito. I filosofi si dibattevano intorno al punto morto di non credere in niente, accettavano con diffidenza il verbo degli scienziati intorno alle cose scoperte, smentite subito dopo da altre cose certe. Il disincanto, o meglio la disperazione, dilagava nelle opere dei poeti, scrittori, pittori, osannati tali. Stava nascendo un mondo nuovo, si diceva. Ma non era già accaduto nella storia?
Un sotterraneo rigagnolo, un avvertimento impalpabile, un’ombra ignota, scorreva però nelle frenesie del momento. Un malessere sconosciuto, diverso dalle paura della guerra oramai cicatrizzate, di malattie, terremoti, disastri, incidenti di ogni sorta, dell’ansia insomma del futuro, rodeva come una talpa la sicurezza del paradiso qui e adesso. I più sensibili, i giovani, levati i sostegni tradizionali, sarebbero sfociati in un mare di tragiche esperienze qualche anno dopo.
Magdala R. sorbì l’atmosfera dell’epoca, divenendo causa involontaria della morte del prete.