L’infanzia delle cose

L’infanzia delle cose

copertina
anno
2009
Collana
Categoria
pagine
280
isbn
978-88-6266-156-0
16,15 €
Titolo
L’infanzia delle cose
Prezzo
17,00 €
ISBN
978-88-6266-156-0
nota
Premio Giusti Opera Prima 2010
Io mi metto paura di tutto, mi metto sempre paura di non tenere sonno, di non vedere dove metto i piedi, e pure di dire le cose come le dicono gli altri, che non si capisce che sto parlando io. Mi metto paura quando il sagrestano sale con lo scaletto dentro al campanile di San Cayetano per aggiustare la campana verso le sette di sera, e mi metto paura di quando Erika fa il caffè e ci mette tre ore ad accendere sotto al gas.
Ci ho pensato e mi è venuto da pensare che io mi metto paura di una cosa che sta in tutte le cose e che pure se non la vedi lo sai che ci potrebbe stare.
 
 

Anni Ottanta. Napoli, Rione Sanità. Antonio Bacioterracino ha quindici anni. Il padre Patrizio, cantante invischiato con la camorra, muore per un’overdose di eroina, e il resto della famiglia si trasferisce a Madrid, nel quartiere di Lavapiés, covo della comunità gitana.
Ma di luoghi comuni, qui, neanche uno.
Realismo magico napo-latino e una lingua che fa scintille nell’incontro tra due culture, a rincorrersi tra violini, incendi, un cane che imita il vibrato di June Christy, scarafaggi, ajuntadoras e magliari napoletani.

Puoi ascoltare l'intervista a Fahrenheit di Tommaso Giartosio ad Arena del 22 ottobre 2009 qui: http://www.radio.rai.it/RADIO3/fahrenheit/mostra_libro.cfm?Q_EV_ID=300866

Guarda il booktrailer qui:
http://www.youtube.com/watch?v=0t5R7Xt5_Zk

Alessio Arena è nato a Napoli nel 1984. Con Manni ha pubblicato un racconto nell’antologia Quello che c’è tra di noi (2008) e questo è il suo primo romanzo.
 
Motivazione del Premio Giusti Opera Prima 2010:

Attraverso la contaminazione linguistica tra la parlèsia e l'italiano, l'autore riesce a stemperare la drammaticità della storia nella quale si svolgono azioni ai limiti del reale e dove si muovono personaggi variegati ma affratellati da un comune destino che è quello di portare sulla pelle delle ferite insanabili: personaggi disperati, morti/non morti, crudi e crudeli, e, nello stesso tempo, teneri e patetici. Storie di perdite, dove i corpi in disfacimento - nel tentativo di dimenticare il proprio stato di non-vita - quasi non si accorgono dello smarrimento della propria identità accettando come "normale" la loro inquietante condizione; quasi un gesto poetico nelle vite disperate di personaggi, il cui tentativo di recupero sociale sembra essere di secondaria importanza.
L'autore, attraverso un parlare rapido e incisivo, privo di orpelli, ci conduce dentro un mondo dove il realismo magico fa da padrone e dove il limite tra vivere e non vivere è talmente sottile da apparire impercettibile.
Una prima prova d'autore interessante non tanto e non solo per la storia/le storie ma soprattutto per l'uso del linguaggio e per l'intensità delle emozioni che riesce a trasmettere al lettore.