L’onore del clochard

L’onore del clochard

copertina
anno
2009
Collana
Categoria
pagine
32
isbn
978-88-6266-195-9
Così qualche volta faccio anche escursioni nelle periferie, ma quelle dove ancora si respira un po’ di vita milanese. Prendo il tram, anche. E se posso faccio anche il biglietto.
 
 
Un barbone che conserva il piacere della vita e bada al suo corpo come fa un gatto, che non piange e non si compiange, esplora Milano, la indaga gustandone gli angoli e le vie. La città, con i suoi odori e colori, è protagonista.
E poi riprese di un giro ciclistico; e poi l’immersione, che diventa identificazione, in un ritratto di ragazzo non più soltanto copertina di libro.

Maurizio Cucchi è nato a Milano nel 1945.
Il suo ultimo libro è la raccolta poetica Vite pulviscolari, Mondadori 2009.

INCIPIT

Abito in centro. Sì, a Milano. Nel pieno centro di Milano. Anzi, ho un paio di possibilità, di alternative. Anche perché in Corsia dei Servi, dove preferivo, da un po’ di tempo ci sono dei lavori, non so… Hanno occupato tutto uno spazio… Insomma, viverci si fa fatica. Tra l’altro devo dire che sono cominciati altri problemi, lì, in zona. Dei giovinastri maleducati, sfaccendati, che si radunano tutti i giorni verso sera, si piazzano proprio lì, a due passi da dove sto io, e fanno un baccano dell’accidente, bevono a canna, fumano in continuazione e gettano le cicche e le bottiglie per terra, quei barboni… Ci sono quelli coi pantaloni sotto il sedere, che sembrano imbottiti di pannoloni, razza di somari… Sono dei clown, e non lo sanno nemmeno…
C’è anche qualche scemo con quella specie di monopattino, sapete, lo chiamano skateboard. Sì, lo ammetto, con gli anni divento intollerante… Poi, dall’altra parte, quella che dà sul corso Vittorio Emanuele, ci arriva spesso un altro gruppetto di deficienti di varie razze. Piazzano lì una specie di radio, la accendono a tutto volume, e poi si mettono a fare dei gran balzi, dei contorcimenti, delle capriole, o qualcosa del genere… Io li chiamo Gli idioti ginnici. Il bello, anzi, il brutto, è che si raduna lì una folla di gente più scema di loro che li guarda e li applaude… Non capisco cosa ci trovano… Se qualche pagliaccio si esibisce, c’è sempre qualcuno più scemo di lui che gli fa da pubblico. E magari lo paga anche. Così, comunque, è una vita d’inferno, e allora mi sposto quasi sempre dall’altra parte, l’altro mio alloggio, voglio dire, diciamo così. Non è lontano, non devo camminare molto, anche se a me piace camminare. È proprio di fronte al Park Hyatt, sapete, quell’albergo di lusso nuovo, e ogni tanto, se non ci sono i portieri, o quelle specie di poliziotti o secondini, non so, che si piazzano lì davanti, in divisa, col cappello a visiera, mi fermo fuori a guardare quella meraviglia che si vede anche senza entrare, quella formidabile testa di Medusa di Fontana, il grande artista, quello mezzo argentino. Non crederete che sia un ignorante! No, l’arte mi piace, e quella testa mi fa venire i brividi. Non mi stanco di guardarla, e una volta o l’altra vado dentro.