L’uomo che trascinava il vento
L’uomo che trascinava il vento
Nell’imponente geografia letteraria del Salento, questa scrittura inventa un luogo assolutamente nuovo, dove la metafisica si proietta sullo schermo di un Eden laico e solare, religioso e mediterraneo…
PROLOGO
Nel bianco
Si trattava, narrava l’autore, di una particolare forma di cecità che si manifestava nella visione di un solo colore: il bianco.
Sono stato appena visitato da un oculista dell’al di là, il quale, è vero che mi ha trattato, come si dice da noi, a pesci in faccia, ma alla fine della visita ha anche detto che non mi prescrive nessuna cura e che tutto sommato ci vedo meno male di tante altre persone. Figuratevi che ho visto cose che neanche c’erano, o meglio, come mi hanno spiegato, c’erano ma non apparivano. Ed io sono riuscito a vedere al di là delle apparenze.
Al di là, al di là! L’ho già ripetuto due volte in così poco tempo; anzi, l’ho già detto quattro volte. Ché anche le volte che ripetiamo delle parole già dette, hanno il loro significato.
Ma dicevo del paradosso. Cinque minuti fa mi sono svegliato da un sonno del quale non ricordo l’inizio, e appena aperti gli occhi mi sono trovato avvolto da una ondata di bianco. È vero che sono trascorsi solo pochi minuti ma sto iniziando a preoccuparmi seriamente. Mi trovo disteso su un lettino che ha il guanciale e le lenzuola bianche. Le pareti intorno a me sono bianche. Anche questi piccoli tubi di gomma attaccati al mio braccio come sanguisughe sono bianchi e dello stesso colore sono i vestiti di due donne che pochi istanti fa sono rientrate nella porticina sulla parete di fronte dopo avermi chiesto “ti sei svegliato, va tutto bene?”, le ho risposto che sì, va tutto bene, ma vorrei sapere dove mi trovo, che ci faccio qui disteso, chi sono loro due e dove conduce quella porta piccola piccola. Niente. Mi hanno ribadito che va tutto bene, mi hanno pregato di evitare qualsiasi tipo di sforzo, di non provare ad alzarmi e se ne sono andate. Una di loro è anche carina ed ho avuto la sensazione che mi guardasse con occhio particolarmente attento. Magari se la prossima volta rientra da sola, le strizzo l’occhio come poco fa ha fatto la sogliola con me e mi faccio raccontare tutto.
Non vorrei che anche a me stessero capitando quei sintomi della cecità bianca, non me ne farei una ragione, ora, proprio ora, che sono tornato dal paradiso. Non crediate che nel paradiso ci siano gli angeli che volano beati. Lì si vive come da noi o quasi. Oddio, proprio come nel nostro mondo, no! Ed a pensarci bene, gli angeli ci sarebbero pure, ma non sono angeli volanti bensì parlanti. C’è, come dicevo prima uno esperto di oculistica, un vero luminare della materia, una bambina che sembra la sintesi di tutte le virtù che un essere umano possa avere, un restauratore di mobili che nel gioco delle carte è una vera schiappa ma dovreste vedere le sue sculture! Poi ci so-no due uomini, padre e figlio, innamorati l’uno dell’altro e della natura, che poi è la stessa cosa; non provate neanche a sfidarli a carte, non ho mai visto una coppia così affiatata. Potreste incontrare due caprette, vi raccomando il loro latte, fatevene una provvista che di così buono non ne assaggerete mai più. C’è anche un medico, sapete! Indossa un paio di jeans ed una camicia che vi faranno ridere, molto più grandi della sua taglia, ma lui dice di trovarsi bene. Pensate che in vita faceva il politico, a vederlo e soprattutto a sentirlo parlare non lo direste mai, ma pian piano capireste perché e soprattutto come lo faceva. Mi è solo dispiaciuto non poterlo salutare con una stretta di mano, con un addio, un arrivederci, un abbraccio. Se n’é andato così, senza fare rumore, sospinto dal vento che riempiva la sua vela, o forse era lui che trascinava con sé il vento per farmi trovare acque ancora più placide. Non si può dire con certezza, così come non si può dire se quella piccola isola ci fosse stata davvero o fosse solo il frutto dei miei nuovi occhi particolarmente potenti.