Raffaello Brignetti
INTRODUZIONE
Migrante e senza approdi segnava larghi giri che subito si cancellavano; si restituiva indietro e proseguiva; dipanava un filo e lo imbrogliava secondo che il vento lo spingesse in un verso o nell’altro, confondendo destra e sinistra, il punto dove sorgeva il sole e quello dove tramontava; secondo che le correnti seguissero il corso del vento o che invece lo contrastassero o lo curvassero in tralice. Fra tante possibili mire, quel viaggio non aveva in se stesso una qualsiasi componente fissa e prevedibile o una circostanza che potesse ripetersi o non ripetersi con sicurezza. Così essi vagavano, in due, uno morto e uno vivo, presi nel nodo della morte con la vita e fatali in uno spazio indiviso, in un tempo sospeso dal principio, vicino o lontano, alla fine, prossima o remota.
Il suo esordio letterario, nato nel 1921 all’Isola del Giglio e la sua gioventù la trascorse all’Isola d’Elba; fu invece dal profondo Sud, da Taranto, in Puglia, che partì la sua storia e il suo successo di scrittore. Lì partecipò ad un premio letterario, presieduto dal grande poeta Giuseppe Ungaretti, sulla tematica del mare, per inediti, che si tenne per la prima volta nel 1949, ed ebbe poi quattro importanti edizioni consecutive. L’incontro quasi fortunoso con il Premio Taranto fu felice perché il “premio del mare” scoprì immediatamente l’unico vero scrittore di mare che mai avesse avuto l’Italia.
Si può ben parlare di una funzione di avanscoperta della iniziativa tarantina per l’assoluto anticipo rispetto al corso naturale degli eventi letterari, poiché non fu solo Brignetti fra i nuovi segnalati o premiati, ma talenti che troveremo come stelle fisse, in seguito, nel firmamento letterario. In quattro anni il Premio Taranto trovò tra i concorrenti scrittori come Carlo Emilio Gadda, Vittorio Sereni, Pier Paolo Pasolini, Giorgio Caproni, Gaetano Arcangeli, Sandro Penna, solo per fare qualche nome. Ed anzi si può senz’altro affermare che una rassegna antologica di quegli scritti costituirebbe ancor oggi una sorpresa straordinaria.
Le particolari condizioni del primo dopoguerra consigliarono gli organizzatori a tentare una formula assolutamente aperta: far concorrere i testi e non gli autori, una scelta giusta ma considerata da alcuni un azzardo. Tuttavia la cosa riuscì. Il premio, altro elemento singolare, poneva una base economica non piccola, specie per i tempi, e anche di gloria: la giuria infatti fu di alto prestigio, sempre. L’organizzazione impose subito una serietà inattesa in iniziative del “profondo Sud”, decisamente lontano dai luoghi sacri della cultura italiana in azione, per così dire. Che non si sarebbe premiata la notorietà ma si sarebbe guardato ad una vera pagina marina divenne un tam tam che in quei giorni difficili in ogni campo, e mitici, del primo dopoguerra, portò nella città dei due mari – com’è noto così è chiamata Taranto, per la presenza del golfo del “mar Grande” e dell’insenatura del “mar Piccolo” –, non solo numerosi concorrenti, ma in quei giorni del premio li fece giungere come a convegno in incontri che si rivelarono un fertile limo. Poi il successo così travolgente della prima edizione portò il gruppo degli organizzatori, raccolti attorno al settimanale tarantino, la “Voce del Popolo”, guidata da Antonio Rizzo, un giovane di grande talento, ad aggiungere anche una sezione di pittura (ed una mostra) che fece affluire i maggiori artisti italiani, da Savinio a Birolli, da Cassinari a Casorati, a Fausto Pirandello, e tanti altri e dette all’iniziativa tarantina una vera consacrazione.
Quanto a Raffaello Brignetti si vide subito che si trattava di un talento notevole, una nuova voce, autentica ed originale. Da Taranto raggiunse presto la notorietà con libri di mare, ma anche di diversa “materia”, e s’impose anche come inviato speciale di notevole caratura. Nel 1960 un incidente d’auto bloccò la vitalità fisica dello scrittore, ma non la sua fantasia. La prematura scomparsa, avvenuta nel 1978, per motivi legati ai danni recati dall’incidente, non ha consentito la completa evoluzione del ragazzo della Torre di Marciana Marina (era la sua abitazione, sul mare, durante la fanciullezza e giovinezza). Non poco, tuttavia, della sua misura, egli aveva già dato, in libri, e non solo.
Non è facile in un sistema che privilegia le mode dare alle cose il loro giusto valore, ricollocarle nei posti giusti. Socrate aveva ricordato che i morti vincono sui vivi, e di questo bisogna essere convinti. L’autore di questo piccolo libro ha la ferma convinzione che questo sia il caso di Raffaello Brignetti, che è di certo uno dei maggiori di quella generazione che ha visto i più celebri Calvino e Pasolini, ma di questi senz’altro non di minor valore. E poi, come dice Leonardo, col tempo ogni torto si dirizza.