Ritratto del Novecento
INCIPIT
Ritratto del Novecento
come di un secolo interminabile
La scelta dell’anonimato non risponde propriamente a un’intenzione ludica, anche se contempla un certo gioco al riconoscimento, ma piuttosto a un’intenzione interpretativa: si vuole comporre il ritratto di un secolo, il ritratto del Novecento, che non considero un “secolo breve”, come sosteneva Eric Hobsbawm, di cui ho tutto il rispetto, ma un secolo a mio parere interminabile e non ancora concluso. Non si vuole confezionare un’antologia che proponga il meglio, né proporre una selezione operata in vista di esempi che abbiano un rilievo autonomo, ma piuttosto una serie di documenti da utilizzare in vista di quello che a noi sta a cuore ritrarre: e cioè un secolo, con i suoi conflitti, con le sue possibili dialettiche interne. Ritrarlo un poco in tutti gli ambiti, non soltanto geograficamente parlando, anche se i continenti sono implicati in una misura probabilmente squilibrata, come è fatale che avvenga, perché partiamo da Bologna, dall’Italia, dall’Europa, e ci muoviamo verso il mondo, sia pure un mondo globalizzato.
Queste testimonianze sono, avvertivo, di vario genere, in parte di comunicazione testuale, anche se i testi non riguardano solo la letteratura nel senso corrente della parola, ma anche altre discipline, e abbracciano appunto le arti figurative, il cinematografo, la musica (e per musica intendiamo non soltanto quella colta, come si dice comunemente, ma anche la musica di consumo, che si può indicare come la pop music in senso molto lato e anche alquanto arbitrario).
Il mio discorso introduce questo ritratto, e sarà seguito da una prima scelta di campioni di tessere, che devono formare una sorta di mosaico in grado di darvi subito l’idea della larghezza dei materiali scritti impiegati, quelli – come dicevo – di poeti, narratori, autori di teatro, ma anche di saggisti, antropologi, psicanalisti, uomini di scienza, uomini d’arte, registi cinematografici, che parlano dei problemi teorici inerenti alla loro attività.
Le giornate che seguono sono tutte fornite di un prologo, una fascia introduttiva diseguale, che scandisce le quattro tappe del polittico novecentesco. Non vi dirò, per conservare il gioco, in che ordine passeranno, ma vi dirò quali saranno i quattro temi affrontati, tra i molti che possono giovare a una lettura corretta del Novecento. Ho selezionato al modo stesso in cui cento intellettuali sono selezionati di fronte a un ambito che è sterminato, perché il Novecento è un secolo molto complesso, molto ricco, e non credo si tratti in questo caso di una deformazione di prossimità, nel senso cioè, come accade spesso, che ciò che è vicino appare molto più grande di ciò che è lontano, molto più complesso, ricco, invitante. Semmai è un errore di prospettiva quello di pensare che il passato sia in qualche modo più semplice, meno perturbante, perché la distanza permette di appiattire i conflitti, le diversità e favorisce la perdita di senso storico, oggi largamente dominante...