Solo un po’ di follia

Solo un po’ di follia

copertina
anno
2008
Collana
Categoria
pagine
40
isbn
978-88-6266-045-7
4,75 €
Titolo
Solo un po’ di follia
Prezzo
5,00 €
ISBN
978-88-6266-045-7
Mancavano pochi metri al termine della salita. Sulle mie labbra indugiava il sorriso malinconico che quei ricordi vi avevano modulato. La mia serenità aveva resistito alla prova di memorie tristi.

Il tempo passa inesorabile per i protagonisti di questi due racconti, perennemente in bilico tra amari ricordi e velati rimpianti.
Canali indaga tra le pieghe dei sentimenti più profondi per raccontare l’eterna e vana ricerca della felicità, il quotidiano tentativo di trovare un equilibrio fra realtà alienante e lucida follia.

Progetto grafico di Roberto Gorla e Michela Barbiero
Luca Canali è nato a Roma nel 1925.
Il suo ultimo libro è Fuori dalla grazia, Bompiani 2008.

INCIPIT

Pelle di teatrante
 

L’unico grande amore della mia vita – a parte quello tutto astratto per Gisella – è stato il teatro.
Ho coscienza di essere un attore mediocre, impacciato, dalla dizione diligente e impersonale. Ancora oggi, quando sono in scena, le mie mani mi ingombrano, non so muoverle con disinvoltura o tenerle correttamente immobili lungo i fianchi, ma rilassate, come ogni buon attore sa, fin dai primi rudimenti dell’arte scenica.
Questo mio amore esclusivo e mal corrisposto fa tuttavia parte, forse la parte più importante, della mia anima. Ne sono stato schiavo fedele e devoto fino al mio cinquantesimo compleanno.
Lasciai il mio paese a diciotto anni e venni in città, accompagnato oltre che dalle benedizioni di mia madre, dai mugugni di mio padre, ma soprattutto dal discreto gruzzolo che entrambi vollero consegnarmi per il sostentamento personale durante i primi passi che mi avrebbero certo condotto alla gloria delle scene. Era gente semplice – mio padre gestiva un piccolo distributore di benzina –, e io quasi ne fuggii, il teatro non l’avevo “nel sangue”, era poco più che un miraggio diverso dalla esistenza grigia fra puzzo di vecchi pneumatici e di gasolio che mi attendeva se avessi proseguito il mestiere di famiglia. Ero provvisto di molta fantasia, e la mia massima gratificazione di adolescente piuttosto sgraziato nelle membra, era sempre stata immedesimarmi nei prestanti personaggi dei fotoromanzi a fumetti che divoravo ogni sera.
Il passo fra quell’ingenuo meccanismo psicologico e la decisione di rendere reale il mio sogno con la professione di attore fu abbastanza rapido, stimolato infine anche da un manifesto apparso sui muri del paese: Attore come impegno creativo; seguiva l’indirizzo d’una scuola di recitazione nel capoluogo.