Le fila di tre ingarbugliate matasse costruite su situazioni forti, intrecci, colpi di scena, con protagonisti eredi assassini, profeti serial killer, truffatori, sono tenute magistralmente da un acuto investigatore, il sovrintendente Ippolito. Le tre storie scorrono tra fatti e misfatti in una rete perfettamente ordita che coinvolge il lettore con ritmo crescente, fino a svelare il volto della verità.
Giancarlo Orsenigo vive a Milano. Opera negli ambienti culturali del territorio ed ha ricevuto riconoscimenti a livello nazionale e internazionale come pittore (Gorsenio) e scrittore (ha dato alle stampe quattordici libri di narrativa). Per Manni Editori ha pubblicato i romanzi Signora per mezzo secolo (2002) e Breve vita di un piccolo notabile del sesso (2006).
Incipit
Il confratello omicida
Nella vita di ognuno c’è un confratello vittima di un giudice inequanime che trascura il reo e condanna l’innocente.
Concause dell’errore giudiziario qui descritto sono i referti sballati e i barbugli del difensore d’ufficio, un misto di spropositi e di “Beh”, “Boh”, “Bah”: un vero pasticciaccio.
“Le storie gialle”, commentò il cronista di turno dopo la sentenza “cominciano erroneamente sempre dal delitto, ma il delitto è solo il fine, se non la fine”.
Qualche tempo prima del fatto in esame un grosso cane Chow Chow di nome Nerone se ne stava legato a un palo nel cortiletto di un ospedale: era piuttosto malconcio, vuoi per la catena, vuoi perché da cucciolo un veterinario sciocco gli aveva mozzato la coda, ritenendolo un Dobermann: così da allora il povero animale per manifestare compiacimento, anziché scodinzolare muoveva vorticosamente il muso come un metronomo impazzito: ciò sarà, come vedremo, causa di gravi iatture.
In un letto dell’ospedale giaceva, gemendo, Marius, padrone di Nerone. Una giovane suora gli venne vicino e l’aiutò a sistemarsi meglio: «Ti dovresti pentire, giovanotto; vuoi che ti chiami il cappellano?»
«Assolutamente no! Me ne frego di pentirmi.»
«Vergogna!»
«Vergogna un corno! Si vergognino i due che si trombavano sul ciglio del fiume e che han chiamato il cane per trarmi a riva. Bell’affare! Ora eccomi qui con la polmonite doppia, azzoppato, senza un soldo e denunciato dalla Fluviale per tentato suicidio in balneazione vietata. Chi avrà cura di me?»
Scherzava per rabbonire Suor Generosilde, simpatica e niente affatto male.
«Il Signore avrà cura di te» gli rispose lietamente «e tua Zia, la Baronessa Vincenza ti ha cercato stamane: appena ti rimetti ti vuole nella sua villa».
«Ah, buona quella! Ha lasciato morire di fame mia madre, sua unica sorella.»
«Ti manda dal suo autista Battista questo pacchetto.»
«Soldi. Evviva! Macché, è un rosario di grani di legno. Volevo ben dire. Mai ricevuto regali se non un inservibile casalingo di plastica per il mio ventunesimo compleanno.»
«L’invito in villa? Non mi è riuscito di farla finita ed ecco che il destino mi tende una nuova trappola.»
«Prega e ti sarà dato» gli disse Suor Generosilde con un bellissimo sorriso.
«L’ultima volta che ho pregato è stato prima di buttarmi nel fiume, però il rosario mi piace e ne farò un bracciale punk.»
La suorina fece finta di non sentire:
«Soffri molto?»
«Non tanto, ci sei tu.»
«Ora ti faccio qualcosa per dormire.»
«Non voglio calmanti.»
«Solo un lavoretto.»
«Vabbé.»
Sotto le lenzuola tutto riuscì facile.
«Ora ti sentirai meglio.»
«Grazie, sei stata molto brava e gentile: mai avuto un trattamento simile.»
«Noi infermiere pensiamo solo a ciò che è meglio per i pazienti.»