Patrizia Tamiozzo Villa vive a Roma dove ha avuto ruoli di dirigenza nell’Amministrazione statale nel settore giuridico legislativo. Collabora e partecipa a trasmissioni radiofoniche e televisive. È autrice di molti libri ma non dimentica di essere nonna.
Incipit
Una giornata a Fregene
«Mio nonno la chiamava “La pantofola di Roma”» disse Luca scompigliando allegramente la chioma di Aurora che lo lasciò fare «e perché mai?» Chiese lei «perché dista pochi chilometri dalla capitale, ci puoi arrivare in mezz’ora… sempre che non ci sia traffico e poi per tutte le comodità che offre: il mare stupendo, la pineta verdissima, la spiaggia larga, gli stabilimenti balneari, la tenuta di Maccarese con la frutta e le verdure ottime che lì si coltivano e poi ti vendono…» «e tutto questo è una scoperta di tuo nonno?» «No, un po’ di noi romani e anche di tante celebrità: Fellini, Moravia, Sordi, Gillo Pontecorvo, Nanni Loy… tanto per citartene qualcuna e poi tanti vip e molti attori che scelgono questa località per essere vicini a Roma e reperibili dalla televisione, dai teatri di posa, dalla Rai… senza contare le personalità politiche che, dopo le riunioni alla Camera o al Senato, scelgono di venire qui a ritemprarsi e a rinfrescarsi dopo le loro battaglie…» «Va bene, ho capito perché mio padre, sempre impegnato come è con i suoi processi, l’abbia scelta come posto di villeggiatura e si sia comprata una villetta qui, a due passi da Roma, cinque anni fa…» disse Aurora, e Luca proseguì «ecco perché ti ha portato in questa località, perché tu conoscessi e amassi Fregene come facciamo in molti» e le scompigliò ancora con un gesto affettuoso i capelli biondi «Tu mi piaci, Aurora e tanto…» «Va bene, va bene, io questo l’ho capito, ma stai attento alla guida; stavi per investire quel povero gatto…» disse la ragazza scostandosi da lui e togliendogli la mano dalla sua chioma.
«Sempre fusa per il bel cameriere, immagino…» disse lui, ironico e stizzito.
«Non sono affari tuoi… e poi siamo arrivati…»
Luca frenò davanti allo stabilimento balneare “La riva del mare” e, rivolto ad Aurora «aspetta, non scendere.. voglio parlarti…» «Uffa!» sbottò lei «Luca, sono in ritardo, per questo ho accettato il passaggio nella tua auto; o mi sbrigo o i miei ce l’avranno con me perché è venuta mia nonna da Firenze e non sono andata con loro a prenderla alla stazione; fammi almeno andare a salutarla ora, che sono tutti in spiaggia» «e va bene, Aurora, però, ti prego, smettila di incontrarti con quel cameriere…»
Aurora, che stava scendendo dall’auto, si voltò di colpo e risentita lo apostrofò «fatti gli affari tuoi!» «Non posso. Tu mi piaci da morire e non sopporto che tu, studentessa di giurisprudenza, figlia di un noto avvocato internazionalista, perda il tuo tempo con un cameriere… per di più rumeno…»
«Christian è un bravissimo ragazzo… ce ne fossero come lui…» disse Aurora, stizzita.
«Sarà… ma io ti avviso: stai in guardia!» e aggiunse un’ultima frecciata «Immagino che i tuoi non sappiano nulla di questa storia…»