Vento, portalo via con te
Vento, portalo via con te
“Vento, vento, portami via con te...”, ripeteva il ritornello della canzone. Gino aveva riconosciuto fin dalle prime battute il motivo che il padre fischiettava mentre i suoi amici cantavano in coro Vento, portalo via con te. Cercava di decifrare il significato di quella differenza, portami sostituito con portalo nascondeva un'intenzione che per il momento gli sfuggiva... Non era un semplice errore, appena pronunciato il verbo cambiandone il finale, il gruppo si abbandonava ad una ilarità sfrenata, liberatoria. Quel portalo era una preghiera da esaudire, un'invocazione dettata da un odio violento, trascinalo via... liberaci...!
La bottega del sarto Ugo, frequentata da un gruppo di oppositori al regime fascista e l’esperienza della guerra 1940-'45 vissuta dall’adolescente Gino nei luoghi di prima linea del basso Lazio, la fuga nei rifugi di campagna con la famiglia, il rastrellamento e il rapporto con le forze tedesche di occupazione, dal dramma degli sfollati ai primi passi verso la ricostruzione: quella delle case distrutte dai bombardamenti e quella dell'esistenza di ognuno.
Premio Speciale della Presidenza Lago Gerundo 2016