Volponi personaggio di romanzo
Volponi personaggio di romanzo
Gian Carlo Ferretti (Pisa, 1930) dopo anni di giornalismo e di editoria, ha insegnato all’Università di Roma Tre e insegna ora all’Università di Parma. Ha pubblicato studi sulla letteratura italiana del Novecento italiano e sui processi dell’editoria libraria dal 1945 a oggi.
Emanuele Zinato (Venezia, 1958) insegna all’Università di Padova. Redattore della rivista “Allegoria”, ha lavorato sugli stili della critica letteraria, sulle strategie retoriche degli scienziati galileiani del Seicento e su alcuni scrittori del Novecento italiano.
Questo libro ha una storia e una gestazione che merita (anzi richiede) di essere raccontata. Durante una ricerca condotta nel corso del 2007, mi è capitato di scoprire in una vecchia cartella di materiali di e su Volponi, due suoi testi inediti da me dimenticati. Due testi diversissimi.
Il primo consiste in un mazzetto di appunti manoscritti di dieci pagine fitte, accompagnati da una lettera del 29 maggio 1972 a me indirizzata e firmata “Giovanna Calvenzi”. Lettera con cui mi veniva inviata la “copia fotostatica” di quegli appunti, per “un’esplicita richiesta dell’autore”. Conoscevo da tempo Volponi, fin dall’intervista che gli avevo fatto per “L’Unità” il 31 maggio del 1966, nel quadro di un’inchiesta tra gli intellettuali italiani per il ventesimo anniversario della Repubblica. Proprio nel maggio del 1972 inoltre usciva la mia monografia su di lui (che era anche la prima), edita dalla Nuova Italia.
Come mi ha spiegato la stessa Calvenzi (oggi fotoeditor), da me interrogata in occasione del ritrovamento, quegli appunti le erano stati dati allora da Volponi per una tesi di laurea sul tema “Paolo Volponi e la letteratura industriale”, discussa alla Cattolica con Ines Scaramucci. Gli appunti non furono comunque utilizzati per decisione del relatore, come del resto faceva già pensare quella lettera, che definiva gli appunti “per lo meno sconcertanti”. Nel frattempo purtroppo l’originale è andato smarrito o perduto, e comunque non è stato ritrovato.
Volponi scrive quegli appunti nell’anno successivo al suo distacco dalla Olivetti di Ivrea, per dissensi verso i nuovi orientamenti strategici del gruppo, ormai lontani dalla direzione illuminata di Adriano scomparso nel 1960, e all’inizio dell’esperienza alla Fiat come consulente personale degli Agnelli a Torino, per i problemi della cultura e in particolare dei rapporti tra città e fabbrica. Esperienza per lui molto difficile e conflittuale fino alle dimissioni nell’aprile del 1974, dopo aver constatato la sostanziale impossibilità di occuparsi in modo specifico e concreto della politica del territorio. Nominato all’inizio del 1975 segretario generale della Fondazione Agnelli che attraversa un periodo di difficoltà e ristrutturazioni, Volponi vi porta un programma di studi socio-culturali sull’area metropolitana di Torino, e in seguito su Milano, Roma, il Mezzogiorno, oltre che sulla condizione dei piccoli imprenditori. Ma viene praticamente costretto a dimettersi di nuovo, in seguito alle reazioni provocate in corso Marconi dalla sua dichiarazione di voto comunista, per le elezioni amministrative del 15 giugno 1975. Reazioni provenienti più che dagli Agnelli, dalla dirigenza Fiat e da altri industriali torinesi. Dopo il voto nettamente favorevole al Pci, Gianni Agnelli intende restituirgli la carica ma Volponi rifiuta.
Gli appunti del 1972 risentono molto verosimilmente di una cruciale fase di passaggio professionale, politico, privato, che porta Volponi a tracciare una sorta di bilancio fortemente autocritico, con analisi anche impietose del suo ruolo alla Olivetti, del suo lavoro di scrittore, eccetera. Può sorprendere che Volponi li abbia affidati a una giovane laureanda, ma si può capire che abbia deciso di non pubblicarli, proprio per questo carattere di disvelamento e confessione totale.
Il secondo testo è una mia intervista a Volponi per “Rinascita”: datata al 22 giugno 1975 una settimana dopo quelle elezioni, raccoglie una serie di risposte lucide, nette, meditate, sulla situazione italiana e sulle forze politiche in campo, oltre che di proposte programmatiche. Una intervista con passaggi interessanti che anche in questo caso Volponi preferì non pubblicare, per motivi che non ricordo. I due testi comunque, del 1972 e del 1975, finiscono per apparire speculari e insieme opposti, quasi rappresentando due volti di Volponi in quella fase: un volto privato, segreto, oscuro, e un volto pubblico, politico, impegnato.
Ma mentre l’intervista del 1975 mi è apparsa subito piuttosto facile da interpretare, gli appunti del 1972 per la loro intrinseca novità, complessità e ambiguità mi hanno indotto a interrogarmi e a interrogarne l’amico Emanuele Zinato, curatore esemplare e massimo conoscitore dell’opera volponiana, oltre che delle sue carte inedite. Dai nostri scambi di idee è scaturito un progetto di libro che oltre agli appunti del 1972, comprende un brano di diario del 1980 sulla difficoltà a vivere e scrivere tra Milano e Urbino, un carteggio con Fortini del 1983 sulla sua militanza intellettuale e politica, anch’essi entrambi inediti e da Zinato stesso reperiti nelle carte volponiane, e due saggi critici con impostazioni diverse ma complementari nel quadro delle pratiche e degli scritti volponiani di quegli anni: uno (il mio) in chiave per così dire politico-aziendale, più direttamente legato a quella fase cruciale e alle sue conseguenze; l’altro (il suo) fondato sulle profonde analogie tra gli appunti del 1972 e il brano di diario del 1980, come materiali di preparazione, gestazione e costruzione del personaggio Saraccini-Volponi nelle Mosche del capitale,e in generale come prove di un trapasso autobiografico-romanzesco che caratterizza i romanzi maggiori.
g. c. f.