Enzo Golino su Lingua ipermedia di Antonelli

Lunedì 12 Febbraio 2007

Enzo Golino su Lingua ipermedia di Antonelli

Quattro modi di dire dialetto

Agli inizi degli anni Sessanta la lingua letteraria italiana manifesta irrequietezza. Gli scrittori del Gruppo ’63 adottano criteri sperimentali più o meno complessi. Altri, da Italo Calvino a Natalia Ginzburg, da Primo Levi a Giorgio Bassani, si esprimono nel cosiddetto «stile semplice» e in forme attinte al parlato quotidiano in misura cospicua, riflesso dell’unificazione linguistica nazionale. Giuseppe Antonelli fissa questo momento e ne analizza gli sviluppi in cinque capitoli documentatissimi, troppe le citazioni di seconda mano. Con gli anni Novanta emerge il narratore-shaker, la lingua si trasforma in un cocktail di elementi disparati, assimila Internet e gli sms. Non a caso Tiziano Scarpa confessa: le mie opere sono «una tempesta di linguaggi». Ritorna il dialetto, e Antonelli ne distingue quattro categorie: per dispetto (Silvia Ballestra), per difetto (Giuseppe Montesano), per idioletto (Francesco Guccini), per diletto. Quest’ultima – «commedia delle lingue», «rivincita delle macchiette d’avanspettacolo» – ha il bestseller che viene da un’altra generazione: Andrea Camilleri.
Enzo Golino su "L'Espresso", 15 febbraio 2007