Alda Merini
Furibonda cresce la notte
Poesie e lettere inedite
Furibonda cresce la notte raccoglie liriche e poesie inedite che risalgono agli anni Ottanta, periodo considerato tra i più creativi di Alda Merini, in cui il rigore formale si coniuga in piena adesione ad una maturità già attraversata da esperienze gravi e dolorose, distillate in questi componimenti fino a conseguire una significanza universale.
Il carteggio con il medico-poeta Michele Pierri, le poesie a lui dedicate, e quelle ai figli di Pierri e agli amici pugliesi, testimoniano un amore che la poetessa milanese vuole con appassionata determinazione che diventi matrimonio.
Così accadrà, e gli anni a Taranto saranno per lei felici, artisticamente e umanamente.
Chiudono il libro nove componimenti in dialetto milanese, unici nell’intera produzione della Merini, ironici e dissacranti, tradotti in italiano da Alberto Casiraghy, eterno sodale di Alda.
Introduzione di Silvano Trevisani, con una nota di Vincenzo Guarracino
Luigi Pirandello
Dostoevskij e la polifonia
Dal romanzo al teatro (1890-1936)
a cura di Paolo Jachia
Un’agile antologia di testi di Pirandello ricostruisce il suo rapporto con Dostoevskij, il peso notevole che il romanziere russo ebbe nella formazione e nello sviluppo intellettuale e artistico dell’autore siciliano.
In particolare, nell’ampio saggio introduttivo Paolo Jachia sostiene che Pirandello abbia ripreso e fatto proprio il “polifonico” di Dostoevskij, ossia l’attenzione alla pluralità delle voci indipendenti e il rifiuto di operare una sintesi delle prospettive dei personaggi per ricavare un’ideologia unitaria.
L’autore di Delitto e castigo lascia che le contraddizioni messe in scena convivano, senza un’evoluzione forzatamente dialettica dei conflitti. E questo avviene pure nella produzione creativa di Pirandello: basti pensare ai Sei personaggi in cerca d’autore. Restando però in ambito prevalentemente teorico questo volume raccoglie saggi, interviste e articoli nei quali il grande romanziere e drammaturgo teorizza il polifonico in un arco che va dai suoi esordi saggistici e artistici al Nobel e alla morte.
l'immaginazione 291
gennaio-febbraio 2016
IN COPERTINA: Enzo Minarelli, “FONO-FotoGRafia” – PROSA: Maurizio Maggiani, “Io so cantare”; Guido Davico Bonino, “Un giornalista al suo direttore”; Bruno Gambarotta, “Le coincidenze”; Domenico Cara, “Quelle penombre timide e gentili” – POESIA: Mario Rondi, Massimo Dagnino, Simone Giorgino – NOTERELLE DI LETTURA di Anna Grazia D’Oria: Maffia, Pignotti, Andreozzi, Brugnaro, Andreotti, Viviani, Perilli – PER UN LIBRO: Caterina Falotico Vitelli su Claudio Magris, “Non luogo a procedere” – PER GRAZIA CHERCHI: Vincenzo Cottinelli, “Un viaggio e uno sguardo”; Oreste Pivetta, “Grazia credeva nella cultura” – IL DIVANO di Antonio Prete – POLLICE RECTO/POLLICE VERSO di Renato Barilli: “Trevi: una storia vivace ma con scompensi”; “Raimo: il lento spegnersi di un radar” – IL DINOSAURO di Piero Dorfles – QUALCOSA E QUALCUNO di Angelo Guglielmi – REFRATTARI di Filippo La Porta – DIARIO IN PUBBLICO di Romano Luperini – I COLORI DELLA CAMPAGNA. LA CAMPAGNA DEI COLORI di Lidia Menapace –GAMMMATICA: Giovenale, “Sulla luna” – LEGGENDO RILEGGENDO di Cesare Milanese – CAMERA CON VISTA di Sandra Petrignani – A PIÈ DI PAGINA di Remo Ceserani – I LIBRI MANNI: Travaglini, “Il metró del piccione”; Colizzi, “L’aggiustatore di destini”; Buttazzo, “E l’alba?”; Mila, “Le opere 'brutte' di Giuseppe Verdi”; Armaroli, “Orchestrate collisioni”; Vetrugno, “Le mie ultime difese” – LE ALTRE LETTERATURE: Dalla Russia: Sergej Esenin. Traduzione e nota di Paolo Galvagni. Dalla Colombia: Juan Manuel Roca. Traduzione e nota di Stefano Strazzabosco. Dalla Romania: Ofelia Prodan. Traduzione di Mauro Barindi, Nota di Alexandru Matei – LE RECENSIONI: Chiancone, “Un giornalista veneziano nella Milano di Stendhal” (Sarah Amrani); Shirazinia, “L’alba del grido” (Stefano Carrai); Tellini (a cura di), “Sei conversazioni di letteratura italiana” (Giorgina Colli); Surliuga, “Apnea” (Laura Di Corcia); Malerba, “Il pataffio” (Marco Giorgerini); Marianacci, “Lettere da Ulcisia” (Vincenzo Guarracino); Flamigni, “La certezza del ricordo” (Angelo Guglielmi); Isella, “L’occhio piegato” (Marica Larocchi); Giancarli, “E cambia passo il tempo” (Mario Lunetta); Catelli, “Diorama dell’Est” (Giorgio Luzzi); Ferretti, “Storia di un editor. Niccolò Gallo” (Maria Serena Palieri); Tricomi, “Nessuna militanza, nessun compiacimento” (Antonio Resta); Dolfi (a cura di), “Giuseppe Dessì: nove lingue per due racconti” e Baldi (a cura di), “Giuseppe Dessi - Enrico Falqui. Lettere 1935-1972” (Gerardo Trisolino)
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ebook disponibile
Angelo Andreotti
A tempo e luogo
Poesia
A tempo e luogo è uno dei modi per tradurre il greco kairos, cioè quel tempo in cui le cose accadono quando è giunto il loro momento, ma che cogliamo soltanto se abbiamo pazienza e cura per ciò che ci circonda.
E' il motivo per cui questi versi dicono con serena comprensione, e insieme attenzione e considerazione, del tempo e dei suoi luoghi e dei luoghi con i loro tempi. E ambiscono ad una corrispondenza armonica fra autore e lettore.
Davide Ferrari
Dei pensieri la condensa
Prefazione di Franco Loi
Poesia
Quando si coglie una spiga di grano in un campo, lì c’è la sintesi del rapporto con la terra e della vita. Cosa le conferisce questa vitalità?
Dei pensieri la condensa mostra questo mistero che passa attraverso le voci dei personaggi che parlano: il detenuto, il sacrestano, il bevitore dell’osteria, il contadino, ma anche il santo e il poeta che in ognuno di loro prende vita. Quello che sorprende è l’attenzione di Davide Ferrari ad ogni particolare rapporto della propria esistenza e quasi un’inerme acquisizione di conoscenza. Un lasciarsi cogliere di fronte al mistero della lingua e dell’universo. E questo viene espresso in maniera acuta e sottile in molti versi, la cui profondità è alla portata di chiunque sia attento al rapporto con le cose e con le persone. (Franco Loi)
Rino Mele
Un grano di morfina per Freud
Introduzione di Gillo Dorfles
È come un chiasmo la figura che appare già nelle prime pagine di questo poema: il rapporto incrociato tra l’inizio orrido di una guerra che divorerà due continenti e la fine dolorosa e dolcissima di un uomo sorprendentemente acuto nel leggere oltre gli occhiali da cieco della coscienza. In quel settembre del 1939, quando Germania e Unione Sovietica si spartiscono la carne della Polonia, Freud muore.
Tra il personaggio e la sua teoria, il difficile confronto si sviluppa ancor più nella parte centrale del testo che s’apre con un ricordo accecante dell’infanzia, la nudità della madre.
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