Una testimonianza di vita, di Marco Gatto
Lo scorso 4 giugno, presso la Libreria Ubik di Cosenza, Andrea Amoroso e Giuseppe Lo Castro hanno presentato, Tutte e nessuna, la prima raccolta poetica di Alberto Bruno. Edita da Manni, la silloge raccoglie un’ottantina di poesie, ripartite in quattro sezioni, ciascuna delle quali accompagnata da un dipinto d’autore, la cui valenza tematica s’intreccia ai motivi ricorrenti del libro.
A parere dei relatori, impegnati ad approfondire le molteplici maglie di senso del percorso poetico di Bruno, è l’amore a emergere come tema dominante e come nucleo semantico attorno al quale ruotano le visioni letterarie dell’autore. E tuttavia, come emerso dalla viva discussione pubblica che il testo ha suscitato, e come sottolinea con la consueta arguzia il prefatore, Luca Lenzini, nella nota introduttiva alla raccolta, è il filtro della memoria a far da padrone: le poesie di Bruno si rivolgono a esperienze del passato – un passato affollato di varie presenze, da quelle familiari a quelle sentimentali, da quelle paesaggistiche (un Sud centellinato e trasfigurato dai balzi del ricordo) a quelle occasionali.
Se dovessimo individuare una costante stilistica in questi brevissimi, e spesso ironici, bozzetti, potremmo parlare di un’esibita e compiaciuta semplicità. Non è presente in Bruno alcun afflato protagonistico o alcuna tentazione narcisistica: i versi sembrano offrire, appunto con semplicità, una testimonianza di vita, che dev’essere consegnata al lettore in tutta la sua nudità e la sua franchezza, anche quando il dettato inclina verso la tristezza e verso la meditazione. A sigillo di ciò, valgano i versi di chiusura della raccolta, nei quali viene evocata la figura sia comica sia tragica di Pierrot: «E quando il sole gira / e non c’è più, / io me ne vado / e non racconto più!».