Una "scorribanda linguistica", dalla fine della seconda guerra mondiale agli ultimissimi anni,è l' ottica originale prescelta da un giovane italianista dell' Università di Bologna, Alberto Sebastiani, per narrare attraverso le parole e le metafore l' evoluzione della storia sociale e culturale e del costume di questo nostro Paese. Le parole in pugno. Lingua, società e culture giovanili in Italia dal dopoguerra a oggi (Manni) è l' interessante racconto dei passaggi salienti e delle figure di un repertorio (fortemente instabile, come sottolinea l' autore) che ha plasmato l' immaginario delle generazioni più giovani. L' aspetto più intrigante, a dispetto di chi ritiene che la storia venga determinata esclusivamente dai rapporti di forza materiali, consiste nel vedere - esempi alla mano, come dimostra Sebastiani - quanta influenza sulla vita quotidiana abbiano avuto le parole della letteratura e, contemporaneamente o successivamente, le immagini dei media e di manifestazioni culturali e artistico-commerciali come il cinema e la pubblicità. L' inedito viaggio semantico e "culturalistico" che ci propone il volume comincia con lo sbarco degli Alleati "garibaldini marziani", con il pendolo (uno dei motori più potenti dell' immaginario europeo novecentesco) che oscilla tra l' America liberatrice e l' Amerika portatrice di una "peste" (metafora ricorrente nei romanzi dell' epoca) che non è solo epidemia sanitaria, ma morale e dissolutrice dei legami sociali tradizionali, come afferma, in modo al tempo stesso immaginifico e assai truce, La pelle di Curzio Malaparte. Arriva poi la guerra fredda, combattuta o riproposta, in modo più soave, dalla dicotomia ciclistica tra Coppi e Bartali o da quella tra don Camillo e Peppone di Guareschi. E, ancora, il boom economico, la rivolta giovanile, prima quella dei teddy boys e delle "avanguardie consumiste" e, successivamente, quella politica ed esistenziale del Sessantotto. Flipper, blue-jeans, coca cola, juke box, pugno chiuso, il fumetto degli anni Settanta, il "noi" e il collettivo, giù giù fino agli anni Ottanta del disimpegno e a quella parte della scena letteraria odierna che si riconosce nella New Italian Epic, per capire, per via linguistica, il presente.