Le apparenze, di Alberto Sebastiani
C’è molto Marquez, ma anche la tradizione letteraria (e non solo) napoletana. Ci sono un sapiente lavoro sulla scrittura che mescola italiano, napoletano e spagnolo, una storia che affascina, personaggi grotteschi e situazioni che da cliché possono diventare sorprendenti, con guizzi improvvisi. C’è soprattutto una capacità di fondere comico e lirico che sorprende in un esordio. L’infanzia delle cose (Manni) è infatti il primo romanzo del venticinquenne napoletano Alessio Arena, nel quale si sentono inevitabilmente maestri e i modelli, ma che mostra anche qualità notevoli.
Una storia ambientata negli anni ’80, tra Napoli, rione Sanità, e Madrid, quartiere Lavapiés, covo gitano. Protagonista è Antonio Bacioterracino, quindicenne, figlio di Patrizio, cantante melodico di successo, ma tossicodipendente, invischiato con la Camorra, e ritenuto responsabile della morte di un travestito, un potente boss della zona. Per questo viene ucciso, forse. E per questo Antonio, la madre depressa e la sorella obesa Erika, con lo zio cassintegrato “Birra Peroni”, fuggono a Madrid con il cane di nome June Christy, come la cantante, di cui sembra avere la voce. In Spagna convivono e si scontrano gitani e napoletani, magliari e truffatori, tradizioni e riti che ruotano attorno al ristorante Golfo di Napoli, dove però (forse) tutti muoiono, per colpa di due incendi. Eppure tutti restano in vita, e i loro drammi continuano, nel disfacimento. Anche quello dell’unica superstite (forse): Erika, innamorata del gitano David.
La storia è un carnevale di allucinazioni, visioni, ricordi, scoperte di identità sessuali, di rapporti familiari, di significati nascosti nella musica, nei suoni, nei riti, nelle parole taciute, dette a mezza voce, cantate, urlate. Sempre alla ricerca dell’“infanzia delle cose”, ovvero la capacità di una persona di vedere una cosa «diversa da come è, come era una volta, prima di essere così». Agli occhi del giovane Antonio ogni cosa, persona, situazione è non solo come appare qui e ora, ma anche come era prima. E riuscire a conciliare e a dare pace a ognuna di queste cose, persone, situazioni, o almeno a una parte di esse, sembra essere il destino di Antonio.
Gazzetta di Parma, 11 agosto 2009