Andrea Tarabbia, la buona morte e la letteratura, di Federica Velonà
La buona morte,
Viaggio nell’eutanasia in Italia, pubblicato da
Manni, è un libro di Andrea
Tarabbia che si muove sui due binari paralleli del reportage e dell’autobiografia. Da una parte
Tarabbia incontra e raccoglie le storie private e le iniziative pubbliche di Mina
Welby (la moglie di
Piergiorgio) e Emilio
Coveri (presidente di Exit), dall’altra racconta episodi della sua infanzia e adolescenza all’ombra di un
amatissimo nonno, ridotto da una serie di infarti a uno stato
semivegetativo. Scrive
Tarabbia che la lunga agonia del nonno ha modificato il suo immaginario, parla del sentimento di morte che si porta dentro, e insieme sottolinea come l’eutanasia sia una pratica di autodeterminazione e in quanto tale vada difesa e sostenuta.
Tarabbia analizza poi i testi che hanno posto al centro la descrizione della morte, dal Tolstoj di
Morte di Ivan Il'ič a
La parola fine di
Roberta Tatafiore: l’orizzonte del libro è e resta letterario. Vi presentiamo qui l’intervista che abbiamo fatto all’autore. In chiusura gli abbiamo chiesto un parere sul recente caso di
Brittany Maynard, la giovane americana che ha voluto rendere pubblica la sua scelta dell'eutanasia.
Guarda l'intervista all'autore
Andrea Tarabbia è nato a Saronno, in provincia di Varese, nel 1978. Ha pubblicato i romanzi La calligrafia come arte della guerra (Transeuropa, 2010), Marialuce (Zona, 2011) e Il demone a Beslan (Mondadori, 2011), il saggio Indagine sulle forme possibili (Aracne, 2010) e l’e-book La patria non esiste (Il Saggiatore, 2011). Nel 2012 ha curato e tradotto Diavoleide di Michail Bulgakov per Voland ed è uscito Il cimitero degli anarchici (Franco Angeli), scritto per l’Archivio di Stato di Regione Lombardia. Nel 2013 è uscito il racconto La ventinovesima ora, pubblicato in versione e-book nella collana Mondadori Xs. Per sei anni è stato membro della redazione della rivista “Il primo amore”. La buona morte è uscito da Manni nel 2014. Vive a Bologna.