Le prose di Zanzotto, di Enzo Mansueto
Andrea Zanzotto è forse il maggiore poeta italiano vivente e certo uno dei lirici più significativi del secondo Novecento europeo. Ampiamente riconosciuta la grandezza del lavoro in versi, sempre più importanti appaiono, in un complesso lavoro intellettuale, le produzioni saggistiche e in prosa. La riedizione – con una appendice di inediti giovanili – di Sull’altopiano ci consente di ritornare appunto su questo lavoro a margine del verso, per riposizionare il giudizio su un’intera opera, coerente e ossessiva, quale appare nell’insieme quella di Zanzotto.
Apparse già nel 1964, ma composte tra 1942 e 1954 – parallele dunque alla ispirazione delle prime due raccolte, Dietro il paesaggio (1951) e Elegia e altri versi (1954) – queste prose, che oggi ritornano dopo varie edizioni maggiorative alla loro configurazione originaria, ci restituiscono, meno ostico che nel verso, il felice metamorfismo linguistico di Zanzotto. In tre sezioni, questi ventinove pezzi che è fuorviante chiamare «racconti», tessono un paesaggio di segni, immagini, grumi lessicali, tra espressionismo onirico, surrealtà e persino un certo mortuario realismo, davvero affascinante.