Andrea Zanzotto, Sull'altopiano

02-02-2008

Inediti giovanili, di Gabriele Dadati

L'eredità lasciata da una studiosa come Maria Corti, la grande filologa che Umberto Eco ha definito in più occasioni "signora della letteratura italiana", non consiste solo nei suoi studi, ma anche in un grande insegnamento e in una importante istituzione.
L'insegnamento è che bisogna dare fiducia ai giovani, non escluderli dalle cittadelle del sapere accademico ma responsabilizzarli affidando loro anche ricerche di primo piano perché possano crescere e diventare a loro volta una risorsa per i giovani di domani. L'istituzione è invece il Fondo Manoscritti di Autori Moderni e Contemporanei dell'Università di Pavia, che raccoglie, a fianco dell'intera biblioteca di Giorgio Manganelli, le carte di lavoro dei più importanti scrittori italiani del Novecento: si va da Eugenio Montale (di cui si conserva ad esempio la stesura con correzioni dei Limoni) a Carlo Emilio Gadda, procedendo man mano fino alle ultime acquisizioni, come ad esempio tutti i materiali di Luigi Meneghello.
Questi due corni dell'eredità di Maria Corti sembrano allacciati in un volume da poco in libreria: la nuova edizione di Sull'altopiano (Manni) di Andrea Zanzotto. Il libro, un raccolta di racconti e prose, era stato pubblicato per la prima volta nel 1964 dall'editore Neri Pozza e torna adesso, dopo tre edizioni intermedie, arricchito di alcuni inediti giovanili, vale a dire dei testi scritti durante la stesura di Sull'altopiano e poi per varie ragioni rimasti esclusi dal libro. Questi inediti giovanili sono stati scelti entro un gran numero di manoscritti e dattiloscritti in corso di acquisizione da parte del Fondo Manoscritti creato dalla Corti (così presente nei cortili dell'ateneo pavese pur a sei anni dalla morte, il cui anniversario cade questo febbraio) ed escono grazie alla curatela di un giovane, Francesco Carbognin, ricercatore a Bologna già autore di una monografia su Zanzotto. Che poi il volume sia pubblicato da Manni, quell'editore leccese che la Corti stessa aveva scelto come compagno di viaggio in imprese di primo piano per la cultura italiana e che sostenuto fin dalla nascita, a metà degli anni Ottanta, è un esito senz'altro giusto, di prosecuzione di una buona tradizione.