Angela Scarparo, L’arte di comandare gli uomini

19-01-2009
Donne instabili e uomini inetti, l’impossibilità di incontrarsi, di Andrea Garibaldi

C’è una scena, verso l’epilogo, Elisa aspetta l’uomo che l’ha lasciata, un avvocato, sotto l’ufficio. Ha in mano una rosa, per lui. Lui rifiuta («Ne ho già tante io di queste…»). Mentre lui fugge per le scale, Elisa gli schiaccia la rosa sulla schiena.
Angela Scarparo scrive sceneggiature per il cinema, ha alle spalle tre romanzi e si è laureata in legge con una tesi su Franco Basaglia. In questo L’arte di comandare gli uomini ci porta nei pensieri di Elisa, che non è riuscita a diventare pittrice, che non ce l’ha fatta a fare l’avvocato, che non è capace nemmeno a fare il palo per un furto. Inseguendo Elisa, si tende a volerle bene, ma subito si prova rabbia. È buona, è tenera, ma troppo impegnata su se stessa, non esce mai davvero fuori, non trova e non ottiene solidarietà.
Si sente bella. Un attimo dopo, si vede brutta, vede le sue rughe negli occhi di chi ha davanti. Vaga per Roma, vaga per Milano, infagottata in abiti grandi, macchiati. Piccola Charlot. Combatte soprattutto con gli uomini. Ruggero, che l’ha lasciata, che ha paura dell’anormalità di Elisa, di finire, con lei, trascinato giù, in qualche gorgo dove non saprebbe sopravvivere. Ulderico, un debole: la vorrebbe, non la vorrebbe, alla fine ,meglio non ficcarsi nei guai, restare con le proprie sofferenze. Lo zio Renato meschino, meschino, si è impossessato dell’eredità delle nipoti. Valerio, il più rozzo, ma il più delicato, l’unico che le porge il braccio, ogni tanto. Solo che Elisa lo respinge. Maltratta chi tenta di avvicinarla, cerca chi, con cattiveria, la scansa.
Così, la storia di Elisa è quella di una disperazione che non ha esiti, sull’altalena della depressione e delle temporanee esaltazioni. Finisce su una panchina del ponte che, a Roma, da Testaccio porta a Trastevere. Finisce davanti un cinema, rifiutando, ancora, un uomo che avrebbe potuto essere gentile, un poeta, figuriamoci! Finisce vestita di un’orrenda tuta a fiori, ma con le scarpe di Ferragamo. Non è una tragedia, si va avanti…