Angelo Ricci, Notte di nebbia in pianura

01-01-2009

L'ombra indistinta delle cose

La grande protagonista di questo libro è la nebbia: una coltre bianca, opaca, sospesa nell’aria e capace di inghiottire ogni cosa, anche la luce, ridicendo le persone e le cose in un’ombra indistinta. La Nebbia è quindi la metafora del nulla, del vuoto. In questo contesto si muovono alcuni personaggi. Ognuno è unico per le sue caratteristiche, per le sue ansie e le sue paure, proprio accentuate dalla nebbia, che trasforma la vita di chiunque in una solitudine che finisce per esaltare le paure che coviamo da sempre. Personaggi che vivono in una condizione di vuoto, come avessero mangiato vetro e fossero trasparenti,ognuno alla ricerca dell’annullamento, della morte. Questa ci viene proposta in continuazione dall’autore che la vede soprattutto nella nullità dei personaggi: in Sticazzzi, fermo tre ore nella nebbia a attendere Carriola, con una rabbia che esterna in un linguaggio che non significa nulla se non la traduzione della sua rabbia; nel carabiniere che va in pensione e che si accorge di aver perso la propria umanità e che una bugia, se avesse avuto un figlio, non la direbbe; nel giovane ritardato che ha come pensiero fisso il gelo che spaccherà la tomba della madre; alla ragazza che ha trovato in Ibrahim l’uomo che le ha regalato un po’ di calore e di affetto per il figlio, anche se ora la sua attività clandestina ha cancellato tutto; al venditore televisivo che si porta sempre tutto per ogni evenienza; ai giocatori di poker e alle ragazze slave che fanno coreografia, tutti con i propri sogni spezzati. Il finale è la vittoria della nebbia, la consacrazione del nulla, del vuoto. In ogni caso un buon libro da leggere!