Il nuovo libro del brindisino Angelo Roma, scrittore e docente di Scrittura creativa e antropologia narrativa presso l’università di Bergamo, è un manuale di scrittura creativa. Uno dei tanti che affollano gli scaffali delle librerie, saturate da narrazioni «formattate» e popolate da aspiranti scrittori di successo. Quanto manuali e scuole possano davvero contribuire al perfezionamento di un talento espressivo, è dibattito vetusto. Qui ci preme cogliere la punta di originalità di Roma, il quale, forte di un’esperienza laboratoriale personale, coniuga il lavoro sul metodo attoriale Stanislavskij, affrontato presso il mitico Actors Studio di New York, con l’apprendistato narrativo, concentrandosi sulla creazione dei personaggi, del protagonista in primis, e su quel lavoro di immedesimazione al quale il narratore sarebbe chiamato. La cifra linguistica, vero marchio distintivo di ogni narrazione memorabile, sarebbe il frutto di una ragionata predisposizione «attoriale». Il critico Filippo La Porta, in prefazione, sottolinea come tale approccio metterebbe al riparo l’autore dalle sirene della fiction, anche se, in effetti, parrebbe piuttosto il contrario.
Angelo Roma, The Writers Method
Il nuovo libro del brindisino Angelo Roma, scrittore e docente di Scrittura creativa e antropologia narrativa presso l’università di Bergamo, è un manuale di scrittura creativa. Uno dei tanti che affollano gli scaffali delle librerie, saturate da narrazioni «formattate» e popolate da aspiranti scrittori di successo. Quanto manuali e scuole possano davvero contribuire al perfezionamento di un talento espressivo, è dibattito vetusto. Qui ci preme cogliere la punta di originalità di Roma, il quale, forte di un’esperienza laboratoriale personale, coniuga il lavoro sul metodo attoriale Stanislavskij, affrontato presso il mitico Actors Studio di New York, con l’apprendistato narrativo, concentrandosi sulla creazione dei personaggi, del protagonista in primis, e su quel lavoro di immedesimazione al quale il narratore sarebbe chiamato. La cifra linguistica, vero marchio distintivo di ogni narrazione memorabile, sarebbe il frutto di una ragionata predisposizione «attoriale». Il critico Filippo La Porta, in prefazione, sottolinea come tale approccio metterebbe al riparo l’autore dalle sirene della fiction, anche se, in effetti, parrebbe piuttosto il contrario.