Il tradimento consumato con dolore, di Rita Caramma
È il Pirandello delle prime rappresentazioni teatrali, ancora legato a situazioni tipiche del teatro borghese, oppure a casi sconcertanti per la loro eccezionalità, mai riassumibili senza il pericolo di darne un’interpretazione banale.
È il Pirandello che scava a fondo, alla ricerca di quelle verità che anelava di riconoscere al di là dello schermo ingannevole delle convenzione e delle troppo facili fedi.
È il Pirandello dei drammi personali, devastanti che nelle sue commedie trova la via per allontanare se stesso da circostanze involute e dolenti.
Così in Trame d’adulterio (Manni, pp. 175, euro 18), con prefazione di Alessandro Quasimodo, Anna Pavone, giornalista, scrittrice e critica letteraria, rivisita attraverso un’accurata lettura e analisi di commedie - quali La morsa, La ragione degli altri, Il dovere del medico, All’uscita, Il berretto a sognagli, L’uomo, la bestia e la virtù, Tutto per bene, Liolà – il triangolo amoroso, il tradimento consumato non senza dolore. Un saggio stimolante, quello della Pavone, che scandaglia il dramma umano, quel dramma di cui fu vero interprete lo stesso Pirandello, portando sulle scene quella crisi esistenziale mai accettata e al di fuori di ogni morboso compiacimento.
I motivi del tradimento vanno oltre il tipico lei, lui l’altro/a, ma inseguono anche le delusioni di una terra tradita, combattono gli stilemi di una società cristallizzata e soffocante.
Per ciò il testo, travalicando quanto di già pubblicato sull’autore, presenta nuove intuizioni, pone diverse domande, gioca su binari di assonanze e su parole il cui significato è da rivalutare perché l’autrice, da studiosa appassionata, non dimentica che delle verità dello scrittore spesso è stato colto più l’esterno che l’intimo, le forme più esasperate della sua dialettica piuttosto che le ragioni profonde della sua visione del reale.