Pirandello senza maschere, di Pietro Guarnotta
La distanza fra la teoria e la pratica è sempre grande. Se provate a chiedere ad un insegnante, ad un ragioniere, ad un geometra, quanta parte delle nozioni teoriche che hanno imparato a scuola essi utilizzano nella loro attività quotidiana, è molto probabile che vi sentirete rispondere che almeno i tre quarti di quello che sanno fare lo hanno appreso direttamente dall’esperienza lavorativa quotidiana, dal contatto vivo e operativo con l’attività che svolgono.
Lo stesso vale per le nostre conoscenze su Pirandello. A qualcuno la similitudine può apparire alquanto ardita, ma se paragoniamo quello che abbiamo imparato a scuola in quel paio di settimane (a voler essere ottimisti) che l’insegnante ha dedicato al drammaturgo agrigentino, con quello che abbiamo appreso in un paio d’ore rimanendo a contatto diretto con i suoi personaggi, proiezione diretta del suo pensiero e del suo personale vissuto, ma anche proiezione indiretta del costume sociale di un’intera epoca (compresa fra l’ultimo decennio del diciannovesimo secolo ed il primo ventennio del successivo), durante lo spettacolo tenutosi la sera dell’11 agosto al Parco delle Kentie di Riposto, ci accorgiamo che la proporzione resta invariata. Né la situazione cambia molto per chi, come me, ha ripreso Pirandello all’università e -innamoratosene- ha continuato a leggere qualche saggio su di lui.
Una strada diversa ha seguito Anna Pavone che, ai suoi studi scolastici e universitari, ha aggiunto una vera passione per questo straordinario autore (Premio Nobel per la letteratura nel 1934), giungendo a sviscerarne, come pochi studiosi a livello internazionale, le più recondite note di pensiero e riuscendo, grazie alle tante conoscenze accumulate e rielaborate, a condurci a “far pratica” di Pirandello.
La Pavone, autrice dello splendido saggio Trame d’adulterio - Il primo teatro di Pirandello (che ha visto la luce lo scorso marzo, per i tipi dell’Editore Manni, con un’eccellente prefazione di Alessandro Quasimodo), ha voluto regalare, ad un folto ed attento pubblico, una serata davvero indimenticabile, convocando sul palcoscenico i protagonisti di otto commedie, brillantemente interpretati dalla Compagnia Teatrale Jonica, e facendoli interagire (su un copione abilmente strutturato ricucendo insieme battute tratte dalle commedie e indispensabili passaggi integrativi), mentre la stessa ideatrice di questa singolare messinscena, ne chiariva i ruoli, offrendo chiavi di lettura che potevano scaturire solo dalla sua profonda competenza.
Inoltre, trattando del primo Pirandello, si ha la felice opportunità di non trovarsi di fronte al solito, abusato vocabolario pirandelliano, quello che ci parla di maschere nude, di forma, di inconsistenza dell’oggettività, di avvertimento e sentimento del contrario cioè di comicità e umorismo, anche se di quei concetti che matureranno successivamente s’avvertono già i felici prodromi.
Anna Pavone, laureata in Lettere moderne, giornalista, saggista, critico letterario, coordina la comunicazione della Facoltà di Medicina e, fra i suoi molteplici interessi, annovera varie esperienze nei settori dell’editoria e della radiofonia e del web content.
Il volume Trame d’adulterio è già stato presentato ufficialmente in varie città italiane ed ha destato ovunque grande interesse per la sua originalità e per la validità e novità dei contenuti. Particolarmente pregevoli i confronti lessicali e semantici fra novelle e opere teatrali, fra testi in lingua e testi in dialetto, nonché per la capacità dimostrata dalla giovane Autrice nel rintracciare i “denominatori comuni” e le sostanziali differenze fra situazioni omologhe presenti nelle opere oggetto della sua approfondita analisi.