Facciamo le corna, di Luigi La Rosa
Uno dei saggi più interessanti editi da Piero Manni negli ultimi tempi è quello della studiosa-giornalista siciliana Anna Pavone: Trame d’adulterio (pp. 173, 18 euro). Un testo che nasce con la magia e la passione di un’opera di natura prettamente letteraria: quello che l’autrice imbastisce tra le pagine del suo volume, supportando la riflessione intellettuale coi lacerti testuali ricavati dalle opere di Pirandello, è un vero e proprio romanzo del cuore, dei sentimenti, dei drammi umani. I personaggi delle opere analizzate si succedono e si ribaltano di continuo nei loro doppi: sono ombre allo specchio, ombre di uomini, ombre di donne, ombre di traditori e di traditi, sono mariti, mogli, amanti, esseri legati a doppio filo da una sorta di ininterrotta danza degli accadimenti, la linea spessa, sinuosa di un destino che traccia situazioni, elabora triangoli sentimentali, mette in luce istanti di vita vissuta che prima o poi finiranno per sfuggire agli schemi dell’ordine sociale costituito, seminando il principio di uno scandalo. Dal povero scrivano Ciampa, la cui moglie è sedotta dal cavaliere Fiorica per cui lavora, a Martino Lori, uomo fragilissimo e del tutto privo di nervi, ai coniugi Perella, singolari nell’epicità domestica e nell’ipocrisia che regge la loro dimensione famigliare, al magnetico e accattivante Liolà, passionale e dotato di una leggerezza uccellesca, di una grazia vitalistica, che tuttavia non lo salva dal demone perenne dell’insoddisfazione.
In tutti questi uomini, in tutte queste donne permane la dimensione di un’ambiguità sostanziale, di una sorta di allarmata sospensione, che la penna di Pirandello eleva ad atmosfera tragica.
Nessuno di loro può sfuggire alla fatalità del desiderio e del bisogno.
Le storie che Luigi Pirandello Mette in scena all’interno del suo teatro partono dalla vita per aprirsi come cicatrici, come ferite profonde e sanguinanti.
Anna Pavone, da studiosa, da giornalista, ma soprattutto da ottima saggista, sa intingere la penna dell’ipotesi nel sangue ancora caldo di queste ferite e sa discernere con abilità impressionante nella grumosa densità delle lacerazioni. Come una detective d’altri tempi riesce a penetrare il dramma intimo di ciascuno di questi personaggi, e fa delle pagine del massimo drammaturgo siciliano un ricamo magnifico di interventi, cuciture, collage che ci catturano dalla prima all’ultima riga.
Anna Pavone ha un merito ulteriore: quello di avere trasformato il suo testo in una riduzione teatrale, da lei stessa diretta e messa in scena presso il Parco delle Kentie di Riposto, insieme alla compagnia Teatrale Jonica che annovera al suo interno: Anna Patti – Giulia Fabbri (La morsa); Marialuisa Sessa – Angelica Neri (Il dovere del medico), Livia Arciani (La ragione degli altri); Francesca Le Mura – La donna uccisa (All’uscita); Sebastiano Lo Faro – Martino Lori (Tutto per bene); Melo Ingegnosi – Ciampa (Il berretto a sonagli), Leonardo Arciani (La ragione degli altri); Eugenio Patanè – Il Neri (Il dovere del medico), Paolino (L’uomo la bestia e la virtù); Giambattista Galeano – Liolà (Liolà). E ancora, responsabile delle luci e dell’audio: Salvo Sipala. Uno spettacolo interessante, che ha coinvolto un pubblico enorme, rapito dall’interpretazione degli attori quanto dalla perspicacia con cui la regista ha saputo fondere le storie in un unicum, un racconto intero fatto di accostamenti, di innesti, di riflessioni incrociate, di ritorni al tema del tradimento, che faceva da filo conduttore tra le diverse storie.
A presentare lo spettacolo, Angelo Scandurra, poeta eccellente e da sempre fine conoscitore di Luigi Pirandello. L’appuntamento, che con buone probabilità questo autunno verrà riproposto pure a Roma, segna un momento interessante all’interno del cartellone estivo siciliano, dando la testimonianza che gli spazi della cultura isolana sono ancora possibili, ancora necessari, insieme a quelli dell’impegno, della voglia di fare, del sacrificio volto alla creazione di un ponte ideale tra cittadino e momenti del pensiero.