Antionio Bimbo, Dove nascono i sogni

12-07-2005

Metafora dell'Amore e del Sogno


dedicato
a tutti coloro che hanno un sogno da realizzare
e a tutti coloro che credono di non averlo
ma sono disposti ad aprire gli occhi
per cominciare a sognare


L’intero racconto è una metafora sulla permanenza dell’Amore e del Sogno. Su come questa coppia misteriosa sfidi la fugacità delle cose nel mondo e riveli la presenza di una realtà profonda e trasversale, degna di essere ricercata e assaporata, al di là dei segni apparenti e dei luoghi comuni. Una realtà in cui è possibile ritrovare il senso e il valore di un prima e di un dopo.
Dove nascono i sogni racconta il tempo infinito e magico di tutto ciò che lascia tracce profonde dentro di noi. Racconta la storia di un amore capace di varcare le soglie del tempo e dello spazio.
I protagonisti scoprono che essere amanti eterni, continuare a cercarsi e ritrovarsi, sarà il loro karma. Nelle loro storie desideri e paure s’intrecciano, così come la felicità e il suo rovescio si rincorrono nel tentativo di circoscrivere un antico viaggio ancora in corso.
Il viaggio diviene una catena d’emozioni, di visioni, di paesaggi, d’incontri cercati eppur inattesi. Una catena ininterrotta che ci permette di vivere. E di sognare.
Nel racconto il sogno pervade ogni momento di vita e, come ogni sogno, diviene mito, irraggiungibile e unico, legato a quegli eventi che sembrano entrare nei cromosomi di chi li ha vissuti e tramandarsi, come un'eredità, alle generazioni successive.
Il racconto coinvolge tre generazioni, come se la vocazione di “impastatore di sogni” si possa in qualche modo trasmettere. Alcuni personaggi appartengono solo alla realtà, altri solo ai sogni e altri a entrambi i piani. Nell’evolversi degli eventi i personaggi si confrontano con quest’ultima possibilità, quella di varcare le soglie dell’ordinario per entrare nell’universo intero, dove i due piani si nutrono a vicenda, perché intimamente connessi.
Il linguaggio è particolarmente evocativo: il lettore è accompagnato in un viaggio in cui potrà scoprire concretamente territori e sentimenti, potrà vederli, sentirli, assaporarli, ascoltarli e carezzarli. Adatto per una trasposizione cinematografica.


Sospesi nel tempo: così capita di sentirsi in treno. Finché dura il viaggio, siamo fuori dal nostro mondo e dall’intreccio risaputo delle sue storie. Una condizione in cui altri mondi e altre storie sembrano diventare possibili…
Verso sera un treno parte e si lascia alle spalle le luci del giorno, attraversa l’intera notte e raccoglie di nuovo i colori dell’alba. Un uomo e una donna s’incontrano. Tra loro scocca una scintilla che gli permette di comunicare al di là delle parole e del tempo. Così lui le racconta una storia. Quella di un marinaio sbarcato su un’isola lontana. L’isola dove vive Ioanna, dagli occhi neri e oltremodo limpidi, dono del mare a chi si nutre di lui.
L’amore unisce il marinaio e Ioanna e gli fa vivere giorni d’intensa passione, dove realtà e sogno si legano assieme come il mare e la sua isola. Un giorno però lui sente l’impulso a partire, si strappa da lei e ritorna verso il suo paese.
Il marinaio vive momenti di grande inquietudine interiore. Cambia paese e cambia vita. Ma un sogno ricorrente che lo catapulta nel mistero di un antico tempio, gli riapre la frattura da cui emerge il desiderio di ritornare nella sua isola.
Molte cose si succederanno nella vita del marinaio, prima, di Giovanni, poi,  di Sara, ancora dopo, e delle persone che si uniranno a loro. Un filo sottile, capace di varcare le soglie del tempo e dello spazio, li unisce e li differenzia, e, come le mattonelle di un puzzle, dovranno ricomporsi per svelare il mistero del luogo dove nascono i sogni.


L'incipit
Sara mi guarda con un sorriso negli occhi. Le sue ultime parole si confondono con il rumore del treno. Il treno che divora il binario prima di fermarsi con fremiti e sussulti metallici. E’ la prima volta che mi accompagna in stazione…
Mentre il treno si avvia la guardo ferma sulla pensilina agitare le mani e un fazzoletto giallo in tono canzonatorio. La osservo e penso che ha quasi quindici anni mia figlia. In questa sua linea d’ombra è come una casa che mattone dopo mattone pare non crescere mai e poi d’un tratto ti accorgi che si è arrivati al tetto, guardandola da fuori sembra completa, lievitata all’improvviso, ma il vero lavoro ora si deve svolgere all’interno…
Entro nello scompartimento con un gesto di saluto verso gli altri passeggeri, mi siedo e l’attenzione va sulla persona seduta di fronte a me. E’ una donna dal volto sereno, con aria sognante si lascia trastullare dai movimenti del treno, si accorge del mio sguardo, mi sta osservando anche lei e rimanda un lieve sorriso di saluto, con un pizzico di complicità come chi ravvisa il volto di una persona già vista.