Antonietta Langiu, Lettera alla madre

05-11-2005

Dirindina la malcontenta, mamma parte la figlia stenta, di Silvia Ballestra


Romanzo di memoria, questo Lettera alla madre di Antonietta Langiu edito da Manni, romanzo intenso di ricordi e di cose dette solo all'ultimo, perché il rapporto madre e figlia è sempre difficile e, anche se non succedono cose particolarmente sconvolgenti, c'è sempre il pudore in agguato a frenare gli slanci dell'amore, le confessioni, l'ammissione di mancanze.
Così, c'è una madre che se ne va, anzi con la testa se ne è già andata, tornando a sprazzi da territori che non riusciamo neanche a immaginare ma dove certoo non è la felicità a trionfare (sono, anzi, i demoni peggiori: quelli dell'oblio, che tutto confonde e opacizza, rendendo estranee e ostili proprio le persone più care) e una figlia che rimane a scriverre. Una lettera, in questo caso che è privatissima ma di sicuro anche nostra.
C'è un paesaggio, quello sardo, che non può fare a meno delle sue parole così particolari, dei suoi nomi, degli articoli, delle parentele così radicate (tio e tia su tutti) e c'è un'epoca, quella che vede crescere la nostra narratrice (chiamata in paese "la studentessa") in un modo fino ad allora impensabile per le sue antenate. Ci sono partenze e riti inesorabili - vedi il matrimonio - rievocati quasi con sgomento.
E c'è la guerra, ferita iniziale che non può essere cancellata da nulla perché, ci dice la Langiu che è donna consapevople e ha frequentato a lungo Joyce Lussu qui ricordata con affetto e riconoscenza, ha segnato tutto, perfino i più piccoli equilibri domestici.
E' semplice, la storia della Langiu, è piana, quasi sommessa, eppure, sotto questa linearità, assai annodata. Così, dopo aver ascoltato la storia della mamma e aver assistito alla formazione della figlia, ecco la crisi che scoppia nell'età matura, le delusioni coniugali, le persone che mano a mano scompaiono, gli acciacchi e le piccole, ma assai irritanti, idiosincrasie.
Una storia familiare che non ha biosogno di centinaia di pagine o decine di generazioni per consegnarsi alla nostra memoria e che per questo va cercata, letta e condivisa.