De Mitri, poeta in erba del dissenso, di Angelo Petrelli
È disponibile da poco più di un mese nelle librerie l’interessante esordio poetico di Antonio De Mitri, giovane scrittore salentino, residente a Carmiano, studente di Ingegneria Biomedica a Roma. Il testo si intitola Uno ed è edito da Manni, nella collana “Occasioni”, a cura di Anna Grazia D’Oria. Uno si presenta come un lavoro notevole, tenuta in considerazione la giovane età dell’autore e la complessità del lavoro proposto. Esplicative sono al riguardo alcune parole contenute nella postfazione al testo scritte da Pino Mariano docente, traduttore in lingua francese e scrittore: “il poeta non può far altro che registrarne gli orrori (delle sconfitte del mondo): la “pena capitale” del mondo globalizzato; […] la società tecnologica che indica in prospettiva immediata una specie di nuova schizofrenia teologica; […] la disinvolta disattivazione di tutti i principi etici –quasi una specie di anestesia morale– di fronte al mistero della vita nascente.” – In effetti nella poesia di De Mitri è facile riconoscere la qualità del dissenso, e intendo di quello più acuto, sia chiaro, fatto di “altitudine” nel linguaggio e di inganno; di un poco velato disincanto, e di una forte concettualizzazione, quasi scientifica, empirica, al riguardo di argomenti trattati, che a volte rischiano di perdere aderenza e contingenza con la lingua in uso, con il senso stesso di una parola costretta a “re-inventarsi”, in modo criptico, tecnicamente raffinato, ma all’apparenza, credo, fin troppo ermetico. Uno in questo mosaico di episodi e “riflessioni”, è necessariamente l’unità matematica e tematica alla quale il poeta, che possiamo considerare “motore” dello sviluppo logico delle “manifestazioni linguistiche”, fa costante riferimento nel suo viaggio, essendo il vero e proprio io narrante nell’unità del poema, o per meglio dire, alla sinossi stessa della sua storia. Questo testo composto in vario modo, e persino da haiku o in qualcosa di molto simile (non tanto a livello metrico quanto sotto l’aspetto musicale), riesce nella sua complessità, in questa sua meccanica catena (e non a caso in forma anche di “haiku”) a portarsi a termine compiutamente, a centrare il bersaglio, in un raro connubio tra ispirazione e metodo. Di certo, Uno di Antonio De Mitri è un libro da leggere, una prova poetica che ci fa sperare bene sul futuro di questo giovane autore. Come ogni libro, anche questo necessita di attenzione, e di tempo; di essere letto con coscienza e definito con altrettanta cura, nella speranza possa comunicare al lettore, anche solo in minima parte, il senso del suo impegno, della sua vocazione.