Antonio Errico, La pittora dei demoni

12-11-2014

L'essenza incandescente della vita, di Alessandra Peluso

 
Incandescente - come lo è lo spirito creativo di Antonio Errico - giunge la nuova pubblicazione “La pittora dei demoni”. Un titolo che ha il sapore mistico, misterioso, quasi surreale, sfiora un'atmosfera esoterica. È un romanzo intrigante come la storia di amore e passione vissuta da un uomo e una donna tra il Salento e la Napoli del Seicento. Nemmeno questa volta l'autore deluderà le aspettative del lettore; la storia è appassionante così come lo stile: preciso, puntuale, poetico, passionario, proprio di Antonio Errico. Una scrittura che sublime, oltrepassa, annullando, ogni forma di omologazione. Una donna, la protagonista, l'io narrante determinata, indomita, bellissima, regge le sorti del suo destino e di una passione travolgente con Arcangelo, violinista. Si tratta di storie intricate e intriganti, tormentate da un passato che sembrava scomparso e invece riaffiora in entrambi le vite. Segreti imperscrutabili si sveleranno attraverso la pittura e la musica, due forme artistiche estasianti, inneggiate dall'autore proprio perché genio artistico e amante dell'arte, in quanto vita. È, dunque, l'arte un'espressione di godimento, dolore, malinconia, all'interno della quale la vita si manifesta nel suo splendore tra luci e ombre. Molti sono i punti oscuri che affascineranno il lettore nell'inseguire la narrazione, ammaliato dalla pittura della donna e non solo. Questa figura femminile tratteggiata in alcuni momenti angelica, altre demoniaca proprio come le tele che dipinge: i demoni in una chiesa sconsacrata. Denso il romanzo, e poetico come lo stile di Antonio Errico. “La pittora dei demoni” appare una trasmigrazione della realtà vissuta tra il buio intenso, profondo come l'abisso, come quel buio che l'uomo vuol dipingere “silenzioso, che mi resti dentro gli occhi, che penetri in fondo alle mie vene, che arrivi fino all'anima. Voglio questo buio, tutto questo buio, un colore che sia così, senza granuli, pulito, leggero”. (p. 10). Una descrizione bellissima del buio, non spaventa, ma intriga, penetrante e puro. Ogni parola è ad effetto, ogni periodo scalfisce l'animo del lettore, manipolandone ogni sua parte, e - rapito dal racconto - prosegue il cammino lento, vivendo pagina dopo pagina gli stati d'animo, le inquietudini dei protagonisti e cogliendone le sfumature. Non solo bianco e nero, luci e ombre, ma colori che abbagliano. Così si legge: «Le proporzioni dei corpi, l'equilibrio delle loro forme, manifestavano l'assolutezza della beatitudine. In ciascuno di quei volti c'era la sconfinata serenità di un cielo finto, la limpidezza della santità. Sembrava che i corpi fluttuassero nell'azzurro tralucente, come se non volessero essere trattenuti dallo sguardo». (p. 51). Poesia sublime. Un viaggio nel Sud, tra Napoli e il Salento, nel quale il mare diventa emblema di straordinaria bellezza, di amore per la vita, soffermandosi sulla mutevolezza dell'onda; da calmo a quieto, il mare configura lo sciabordio dell'anima, nel cambio repentino di percezioni emotive. La vita nel romanzo si consuma tra passione e dolore, sbocciando in una tragedia - quella greca - animata dallo spirito dionisiaco creativo, vitale, estatico in un perfetto equilibrio con l'apollineo, la ragione. È una meravigliosa rappresentazione teatrale “La pittora dei demoni” di Antonio Errico. Si coglie, come direbbe Nietzsche, l'essenza della vita: «Proprio in questo, nel cogliere l'essenza della vita, la tragedia e l'arte in generale divengono la giustificazione estetica della vita. In altre parole l'esperienza che lo spettatore vive durante la tragedia rende la vita possibile e degna di essere vissuta. L'uomo attraverso la tragedia si riappropria delle sue passioni contrastanti e realizza che gioia e dolore sono entrambi necessari, sono entrambi presenti nella vita. Impara a godere tanto dell'uno quanto dell'altra. Egli apprende la natura tragica della vita». Vale la pena immergersi nella lettura di “La pittora dei demoni” per gli stessi motivi per i quali ne vale la pena vivere.