Il monologo poetico di Antonio Errico sulle tracce del mito, di Antonio Prete
L'ebbrezza del potere, la vanitas del potere che rode l'animo e sfianca i pensieri. Il dominio su terre e uomini, su paesaggi e sogni che mostra il suo vuoto, il suo implacabile patto con la consunzione e la fine. L'ansiosa e interrogativa osservazione di sé e dell'avventura in cui la vita si è dispiegata, avvolta, contraddetta. Tutto questo affidato a un monologo che ha il ritmo della poesia, a una sequenza che allo stesso tempo racconta e svola su confini invisibili, evoca incontri, voci, volti e s'inabissa nelle immagini che salgono leggere e sfrangiate da un passato che è tutto lì, convocato in un istante, nell'istante che sta per annunciare l'ultima caccia, l'apparizione dell'impossibile preda.